Da Sassari alla Gallura l’estate nera del turismo. Operatori a confronto: “Solo così si esce dalla crisi”

La stagione turistica a Sassari ed in Gallura.

Che la stagione turistica 2020 non sarebbe stata facile era possibile ipotizzarlo già qualche mese fa. Da quando l’Italia per prima e il resto del mondo poi si sono dovuti richiudere in se stessi per proteggersi dall’epidemia da coronavirus. In Sardegna le scelte della Regione hanno dovuto fare i conti con i provvedimenti nazionali, in grado di incidere in modo determinante sulle possibilità di collegamento con l’isola, che già scontava i ritardi sui nuovi modelli di continuità territoriale. A che punto ci troviamo ora? È possibile prendere decisioni “last minute” in grado di raddrizzare il timone di un’economia che altrimenti rischierebbe di strambare?

Mario Ferraro, amministratore delegato di Smeralda Holding e vicepresidente di Confindustria Centro Nord Sardegna con delega al Turismo, fa una quadro dell’attuale momento. “Io credo che la stagione turistica 2020, come in tutto il resto del Mediterraneo, sia ormai compromessa irrimediabilmente – dice Ferraro –. Non è colpa della Regione e neanche degli imprenditori. È solo una conseguenza drammatica del Covid. Una campagna promozionale in grande stile all’ultimo minuto non stimolerebbe la domanda. La gente non viaggia perché non ha soldi, perché ha paura, perché non ci sono voli e perché non è nello stato d’animo di divertirsi. A mio avviso bisogna lavorare sin d’ora sulla pianificazione e la promozione turistica del 2021 posizionando la Sardegna come una destinazione sicura, a bassa densità turistica con ampi spazi, natura e mare incontaminati. Occorre inoltre incentivare le compagnie aeree a volare in Sardegna nel 2021 per aumentare l’accessibilità dell’isola e i suoi mercati di riferimento. Bisogna lavorare sulle infrastrutture per migliorare la mobilità interna e accelerare la digitalizzazione. Inoltre si deve puntare allo sviluppo dell’industria turistica con una legge urbanistica che consenta la realizzazione di nuovi progetti a valenza strategica oltre alla riqualificazione e l’ampliamento delle strutture esistenti. Sarebbe utile e importante garantire, a chi investe, sconti fiscali e programmi di sostegno alle imprese, con finanziamenti in parte a tasso zero e in parte a fondo perduto”.

La Regione dovrebbe svolgere un ruolo più efficace nel supporto alle aziende, secondo Nicola Monello, direttore commerciale dell’hotel Abi d’Oru, presidente della sezione Turismo dell’associazione. “Ad esempio – spiega Monello – strumenti più veloci tesi a ridurre il costo del lavoro dei lavoratori stagionali, a prescindere dalla durata del rapporto. Un’azione di questo tipo sarebbe veramente apprezzata dagli operatori e invoglierebbe le aziende ad assumere, anche per garantire gli elevati standard di qualità e sicurezza richiesti dalle nuove normative. Il bando Più Turismo e più lavoro, che un tempo si chiamava Lunga Estate, nel rispetto ovviamente delle disposizioni comunitarie, dovrebbe sostenere tutti gli operatori che intendono accollarsi il rischio di assumere, in una stagione che presenta molte criticità e che si presenta come una vera e propria scommessa”.

“Confermo le forti criticità registrate a causa della continua cancellazione di tratte già programmate e inserite nel piano voli, con numerosi biglietti acquistati dai turisti – puntualizza Giuseppe Ruggiu, presidente di Confindustria Centro Nord Sardegna – . Crediamo sia un tentativo da parte delle compagnie aeree di acquisire liquidità immediata, ma questo non può andare a discapito dei diritti dei passeggeri e delle imprese turistiche. Siamo intervenuti su Enac, che ha confermato di essersi già attivata e di aver richiesto alle compagnie il rispetto del Regolamento comunitario. Questa situazione di notevole incertezza richiederebbe anche un forte sostegno agli aeroporti sardi e alle società di gestione che hanno subito le pesanti conseguenze di un prolungato lockdown”.

“L’evento pandemico – prosegue – ci ha però fatto prendere coscienza di quanto valga il settore turistico in termini di percentuale di Pil. Dobbiamo mettere al primo posto delle future politiche la sua valorizzazione, perché rappresenta una filiera lunghissima che tocca tutti i settori. Lo stesso settore agroalimentare, in mancanza del settore horeca e del settore alberghiero, si è trovato in fortissima difficoltà e la crisi non ha risparmiato le produzioni di beni non essenziali quali vini, liquori, dolci, olio, formaggi e tante altre produzioni tipiche regionali. Chiediamo perciò con forza che la Regione Sardegna si doti di una vera politica del turismo, che organizzi i suoi uffici in maniera moderna e manageriale, con un’apposita agenzia ad hoc sul modello del Veneto, del Trentino e della Puglia, che condivida con gli operatori e le associazioni di categoria le strategie da portare avanti, con una programmazione e pianificazione pluriennale. Questo messaggio l’avevamo lanciato nel convegno organizzato a Porto Cervo lo scorso 4 ottobre, e lo ribadiamo oggi, alla luce di una crisi senza precedenti, che richiede risposte forti, decise e rapide, in una logica di medio e lungo periodo”.

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