Il dolore delle lavoratrici ucraine a Sassari: “Abbiamo il cuore spezzato”

I sentimenti di sei ucraine che lavorano a Sassari.

Sei donne ucraine a Sassari pregano per la propria patria. Sei donne, un campione delle oltre 200 che lavorano in città, delle oltre mille da anni residenti in Sardegna, che soffrono per la sorte dei propri cari. Si chiamano Tamara, Maria, Lidja, Valentina, Aleksandra e ancora Maria, con figli, nipoti, amici sparsi tra Ternopil, Leopoli e la capitale. “I russi bombardano Kiev – racconta Lidja in lacrime – e chi può, come mia figlia, si nasconde nelle cantine e trascorre la notte seduta perché non c’è spazio per sdraiarsi”. Intorno echeggiano le bombe, i missili, cresce il numero dei morti ma la popolazione, a sentire Valentina, resta unita: “Tutti collaborano per respingere gli invasori, anche i bambini”.

Le 6 donne, tutte badanti, mi incontrano approfittando della finestra temporale di un’ora e mezza ricavata in un giorno che, come tutti gli altri, viene dedicato alle persone che assistono. In loro, oltre alla paura, prevale la rabbia contro Putin: “Lui ruba tutto – afferma Aleksandra – anche la storia”. Il riferimento è alla ricostruzione delle origini dell’Ucraina fatte dal leader sovietico. “Noi non siamo loro – scandisce Maria – Putin vuole solo impadronirsi delle nostre ricchezze e renderci schiavi”. Per Valentina, russa per parte di madre la situazione è complessa: “Mio fratello vive lì e non crede all’attacco del loro esercito. Secondo lui – ironizza – Putin vuole solo il nostro bene. Se gli dico che è un fascista si offende”. Per tutte è dura pensare ai propri cari da una distanza così estesa: “Mi si spezza il cuore – afferma Tamara – non possiamo fare niente per loro”.

Solo sperare che qualcuno riesca a passare attraverso le maglie della forza militare russa. Impensabile per gli uomini- tutti precettati, forse per i bambini, alcuni dei quali, insieme alle madri, sono stati accolti dalla Polonia e dai paesi circostanti. “Dovevano venire qui a maggio – dice Maria – e ora non so quando li vedrò”. Intanto si muove la macchina dell’accoglienza e della solidarietà anche in Italia e a Sassari la Dinamo Basket organizza una raccolta di beni di prima necessità- tutti gesti che ricevono il plauso e il ringraziamento della comunità. Che auspica la pace ma, se la Russia continuerà ad avanzare, ha un solo obiettivo: “Dobbiamo resistere – scandiscono le donne – e combattere. Fino alla fine”.

Condividi l'articolo