L’ospedale di Ittiri in abbandono: manca il personale, tagliata l’assistenza

La situazione dell’ospedale di Ittiri.

“Il lento smantellamento dell’ospedale Alivesi di Ittiri, iniziato da tempo e che prosegue ancora oggi, è ormai giunto a livelli inaccettabili. I servizi sanitari offerti sono sempre meno e a farne le spese, ancora una volta, sono i cittadini. Le drammatiche condizioni in cui versa il presidio sanitario del territorio sono talmente precarie che anche tutti i dipendenti avvertono ormai un grave senso di abbandono, abituati a lavorare in una condizione di solitudine e incertezza professionale”.

Così la capogruppo in Consiglio regionale del M5S Desirè Manca ha presentato un’interrogazione per chiedere al presidente Solinas e all’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu di rimediare immediatamente al grave deficit di personale sanitario e alle inaccettabili carenze strutturali e strumentali dell’ospedale Alivesi di Ittiri.

Sono numerose e varie le problematiche portate all’attenzione del Consiglio regionale. Il consultorio familiare di Ittiri, ad esempio, è chiuso da oltre un anno. Il Servizio di Igiene pubblica invece da circa un mese. Nel Poliambulatorio, inoltre, mancano i servizi essenziali: non sono più presenti i medici specialisti, andati in pensione e mai sostituiti. In Radiologia il macchinario disponibile risale agli anni Settanta e il Pronto soccorso è stato sostituito da una guardia medica che lavora soltanto in orario notturno e nei giorni festivi.

“Considerato che di recente l’ATS ha stanziato 33 mila euro per la messa in sicurezza degli impianti dell’ospedale, alla luce delle criticità riscontrate credo che questa somma sia del tutto insufficiente e inadeguata a coprire i costi degli interventi necessari. È infatti necessario e improrogabile programmare un intervento ben più ampio che punti a risolvere definitivamente le gravi problematiche che affliggono l’Alivesi. Il diritto alla salute degli ittiresi non può essere dimenticato ancora una volta nell’indifferenza delle istituzioni”, conclude Manca.

Condividi l'articolo