Pale eoliche a Budoni e rigassificatore a Porto Torres, cresce la protesta

La protesta di Ades e Sa Domo de Totus.

Un’ondata di progetti in campo energetico sta per abbattersi sulla Sardegna. È il volto assunto dalla “riconversione energetica” voluta dal Governo Draghi, i cui costi sono fatti ricadere interamente su regioni come la Sardegna, che ad oggi già produce il 40% in più del proprio fabbisogno energetico. Gli effetti del decreto governativo in materia energetica sono stati analizzati oggi, in una iniziativa organizzata congiuntamente da Ades e Sa Domo de Totus: alle 12 si è tenuto un sit-in in prossimità dell’area industriale di Porto Torres, tra le strade provinciali 57 e 34 (pressi Bar 2 Mari), mentre alle 17:30 si è tenuto un incontro pubblico nella sede di Sa Domo de Totus, a Sassari in via Frigaglia 14b in cui interverranno la geologa Laura Cadeddu (Ades) e il giornalista Piero Loi.

Gli esperti coinvolti hanno focalizzato la loro attenzione sul “Nord della Sardegna, già pesantemente compromesso dagli impatti ambientali e sanitari legati all’area industriale di Porto Torres, ascritta ai Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche, insieme ai diversi progetti proposti in campo energetico – spiega Laura Cadeddu -. Le decine di campi eolici e fotovoltaici in arrivo ben rappresentano lo sfruttamento dell’isola, nella quale, non solo vengono presentati progetti per grandi impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili ma certo non sostenibili. Nel pacchetto c’è infatti anche il prosieguo della metanizzazione che “green” non è. Ci troviamo quindi di fronte al tentativo di trasformare l’intera Sardegna in un hub energetico al servizio della penisola, non certo dinanzi ad una pianificazione lungimirante, attenta ai bisogni dei sardi e al contempo all’ambiente”.

Fonti rinnovabili sì ma legate al territorio e agli interessi delle comunità sarde sembra essere il grido di battaglia condiviso anche dall’associazione Sa Domo de Totus, che già in passato si è spesa in vertenze ambientaliste. “Siamo a favore delle comunità energetiche come quelle già attive in diverse parti dell’isola – aggiunge Ninni Tedesco, esponente dell’associazione -, ma non alla calata dall’alto di centinaia di proposte di nuovi grandi impianti e al sacrificio di migliaia di ettari di terre e di miglia quadrate di mare per interessi che non sono certamente quelli dei sardi“.

Condividi l'articolo