Riaprono i circoli a Sassari dopo 6 mesi di stop.
“A Sassari senza i circoli non c’è vita”. Marco Meloni, gestore de “Il Capitano”, a due passi da Piazza Tola, celebra la riapertura, dopo l’ordinanza sindacale di venerdì 12 marzo e 6 mesi di stop, del luogo di ritrovo per eccellenza del capoluogo turritano. “Qui ci trovi gente vera – commenta un socio – mica come quegli snobbini dei bar.” Ma proprio gli odiati bar sono stati il punto di aggregazione forzata della lunga quarantena. Ora è il tempo di recuperare: “Nel fine settimana mi faccio tutti i circoli di Sassari vecchio”, progetta, agitando una birra, un altro commensale annunciando anche di non voler trascurare le trasferte nei territori stranieri di Latte Dolce e Santa Maria di Pisa.
D’altra parte il giro nei locali, a tappe e gradi crescenti di confidenza, rappresenta la possibilità di ritrovarsi e rinnovare amicizie e rapporti penalizzati dalla clausura pandemica. A “Corte Sant’Andrea”, in Largo Pazzola, è ripreso il via vai generazionale, tra la mattina, dedicata alla fascia d’età tra i 70 in su, e all’accoppiata vinello-caffè, e i dopo-lavoristi, che danno il cambio dal pomeriggio, coi litri di Tuborg. “Sono contento per chi lavora nei circoli – confida Emilio Carta, operaio- . Devono campare. Il pane quotidiano per loro viene da dietro il banco.” Ma non tutti hanno resistito: molti i locali sassaresi costretti a chiudere i battenti prima della riapertura: “Vittime associative”, le definisce Giovanni Ruiu, presidente del comitato centro storico.
E c’è chi, nonostante tutto, resiste, come il Club degli Amici, in vicolo Sassu, ex Cullezziu, dove si fermò, anni fa, l’ex premier Conte per bere un Cagnulari di Usini. “Aiutateci a lavorare”, chiede però Donatella Sau, che gestisce lo storico ritrovo col marito Uccio. Intanto la clientela riprende i suoi angoli e ritrova il filo di un discorso interrotto: “Andar per circoli è come il giro delle sette chiese.”, argomenta signor Mario, sessantenne, che questi luoghi li frequenta dall’età di 14 anni. Magari non se ne esce convertiti ma col più o meno bonario rimbrotto della moglie: “Torra cottu!” Forse alticci ma pieni di allegria, lo stato d’animo prevalente negli ultimi due giorni in città.