Dalla sanità alla sicurezza, tutti i problemi di Bancali secondo il garante dei detenuti

Gianfranco Favini interviene in V Commissione sulle criticità del carcere sassarese.

Prima audizione per il neo garante dei detenuti di Sassari a distanza di un mese dalla sua nomina. A tenere banco nell’intervento di Gianfranco Favini a Palazzo Ducale, stamattina in V Commissione su invito della sua presidente Virginia Orunesu, sono le criticità riscontrate in ambito sanitario nel carcere di Bancali. “Il personale – accusa il garante – è insufficiente e sono assenti gli specialisti a qualsiasi livello”. Solo sei medici, ventuno infermieri e tre oss per gestire oltre 400 detenuti nella casa circondariale e le loro emergenze di salute. “In più la struttura dispone di un reparto per le esigenze mediche a cui manca l’accreditamento e per questo rimane chiuso”.

Dovrebbe essere il Direttore generale della Asl n°1 Flavio Sensi a fare il passo necessario ma, consultato su questa e altre carenze, ha in qualche modo “eluso l’istanza”: “Mi ha risposto che solo il sindaco avrebbe potuto conferire con lui. Lo trovo assurdo e certamente non mi adeguerò. Sensi mi deve ricevere, che gli piaccia o meno. In caso contrario posso rivolgermi all’autorità giudiziaria”.

Un ulteriore segnale di un ingranaggio azzoppato è, come riferisce Favini, che sia una dottoressa a dover prendere e portare personalmente i vaccini nella struttura. Ma quel che è peggio è la sofferenza di alcuni detenuti definita “ai limiti della sopportabilità umana”, tanto che lo stesso garante si sta attivando di persona per far operare un uomo malato di tumore. I problemi si estendono poi, oltre agli organici insufficienti della polizia penitenziaria che rendono “difficile la gestione dell’ordine”, anche ad altri aspetti: “Ho visto scarsa pulizia per le scale e i corridoi. E una massa di gatti -oltre 150- che non aiutano a mantenere pulito”. Mancano investimenti e fondi per sopperire a questa e altre difficoltà interne, spiega il professore, che ha poi fatto una fotografia della popolazione carceraria.

La maggioranza sono poveri, con un’età media per gli uomini di 18-50 anni, e per le donne di 25-40”. Persone che avrebbero in particolare bisogno di essere impiegate in qualche attività, strada che Favini sta già percorrendo anche con l’ausilio della storica associazione di Don Gaetano Galia, e dei consiglieri comunali a cui ha chiesto fattiva collaborazione al di là di qualsiasi colore politico. In questo senso esiste già un percorso laboratoriale ideato da Sassari Progetto Comune e alcune iniziative proposte, ad esempio, dalla pentastellata Patrizia Zallu su corsi di computer . Gianfranco Favini promette di perseguire tutte queste direttrici con “determinazione, collaborazione e umiltà” puntualizzando infine: “Il mio compito non è portare sigarette ai detenuti. Io devo far rispettare i loro diritti e doveri”.

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