A Sassari interventi chirurgici più rapidi grazie ad un robot

Un robot per gli interventi chirurgici a Sassari.

Sassari è tra i centri di eccellenza italiana nella chirurgia delle neoplasie colorettali. Dallo scorso anno l’Aou ha dotato il reparto di patologia chirurgica di un robot, di ultima generazione, con il quale sono già stati effettuati 38 interventi. A riferirlo nella sua relazione è stato Antonio Marrosu che ha parlato dei vantaggi della robotica, nel corso di aggiornamento per medici che si è svolto ieri all’hotel Grazia Deledda.

Marrosu ha elencato i vantaggi della nuova apparecchiatura, non solo da un punto di vista del paziente che ha tempi di recupero più brevi, minore pericolo di infezioni e percentuali di recidive più basse, ma anche da quello della didattica e di una maggiore serenità per gli operatori medici che lavorano in condizioni migliori e quindi con risultati ottimali. Si è comunque sottolineato che una macchina non potrà mai sostituire il chirurgo che, anzi, dovrà avere un’ottima preparazione per governarla e un’equipe affiatata.

L’evento, organizzato dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Sassari, il primo dei 22 previsti per l’anno in corso, è stato aperto dai saluti del presidente, Nicola Addis. Nella presentazione Scognamillo ha ricordato che gli interventi chirurgici colorettali non sono mai stati interrotti neppure durante la pandemia e che nel reparto dell’Aou di Patologia chirurgica ogni giovedì viene convocato un tavolo multidisciplinare in cui si affrontano i casi oncologici più complessi e questo li pone al 1° posto in Sardegna, secondo gli standard nazionale.

Nel corso dei vari interventi si è detto come la pandemia abbia rallentato l’attività di screening, determinando l’aumento della fasi avanzate dei tumori e quindi una minore possibilità di sopravvivenza per i pazienti. Infatti dallo stadio iniziale del tumore colorettale a quello più critico, l’incidenza di mortalità, nei cinque anni successivi, passa dal 5% all’80.

La prevenzione, attuata con la colonscopia, riduce sensibilmente il rischio dello sviluppo del tumore colorettale, la seconda causa di morte per cancro in tutto il mondo, come ha riferito Andrea Xidas nel suo intervento. Lo screening deve essere attuato a partire dai 50 anni, anche se dagli studi americani è emerso che la malattia sta colpendo fasce di popolazione sempre più basse. L’asportazione dei polipi di dimensioni ridotte in ambito ambulatoriale, ha sottolineato Pierluigi Tilocca, interrompe le evoluzioni maligne e quindi gli interventi chirurgici e gli eventuali percorsi chemioterapici.

Nella seconda fase del convegno, moderato da Stefano Profili e da Giovanni Sanna, Alberto Porcu ha parlato del trattamento chirurgico della malattia metastatica, mentre Giovanni Rizzo e Claudio Feo hanno affrontato le sequele della chirurgia negli approcci conservativi e riabilitativi. Sul ruolo della radioterapia e della chemioterapia sono state incentrate le relazioni di Fabrizio Sanna e Alessio Cogoni, infine Gaia Mucci ha trattato il tema della risposta clinica dopo il trattamento neoadiuvante che riduce la possibilità di ammalarsi nuovamente dello stesso tipo di tumore.  

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