Riapre il mercato di piazzale Segni a Sassari, rientrata la protesta degli ambulanti

Il mercato di piazzale Segni a Sassari.

È ripartito stamattina il mercatino di piazzale Segni a Sassari, una delle piazze più grandi della Sardegna. Già dalle prime ore diverse persone sostavano davanti alle bancarelle di frutta e verdura di Marcella Fazzi, a quella dei salumi e formaggi di Gianpiero Camboni, ai tendaggi e biancheria di Mario D’Alessandro, ai casalinghi di Pino Piga. Questi sono solo alcuni dei tanti commercianti che con ottimismo e il solito buonumore hanno ripreso la loro attività.

“Abbiamo aspettato svariati mesi, ma ora è il tempo di ripartire. buon inizio a tutti”. È uno dei commenti più frequenti. Qualcuno azzarda una nota negativa, come Carmela Esposito che espone biancheria intima: “Stamattina regnava un po’ di disorganizzazione, eravamo un attimino disorientati”. La protesta prevista è per fortuna rientrata, con buona pace di tutti.

“Abbiamo iniziato a manifestare il nostro dissenso una volta che siamo venuti a conoscenza delle linee guida regionali”, afferma Roberto Marongiu, presidente regionale dell’A.N.A (associazione nazionale ambulanti). La sua è una posizione netta, lo si capisce da come affronta la questione. “Ai sindaci è stato demandato il compito di gestire la questione, smembrando il mercato in 2 giornate, persino contingentando le presenze e inevitabilmente escludendone alcune. Provvedimento che non avremmo mai accolto”, aggiunge.

Le distanze tra uno stallo e l’altro sono aumentate notevolmente e per creare un mercato come prima ci sarebbe voluta una piazza grande il doppio. Nell’incontro di sabato scorso con l’amministrazione comunale di Sassari, gli ambulanti hanno accettato di occupare 85 stalli su 127 circa, su due giornate: lunedì e sabato e inoltre con l’opportunità di gestire altre piazze della città, come via Venezia, via Pirandello, il Mercato Civico. Un modo per ripopolare il centro storico e contrastare la grande distribuzione rappresentata dalla zona industriale di Predda Niedda.

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