Bancarotta da oltre 3 milioni di euro, arrestati due fratelli di Pattada

Nei guai due imprenditori di Pattada per bancarotta.

I fratelli Tomaso e Mario Seu, imprenditori di 73 e 61 anni di Pattada, sono finiti nei guai per bancarotta e altri reati. I due sono stati arrestati e si trovano nel carcere di Uta su ordine del giudice delle indagini preliminari Michele Contini. L’accusa è quella di bancarotta fraudolenta, fallimento, omesso versamento delle imposte e turbativa degli incanti e altri reati. Il pubblico ministero Giangiacomo Pilia del Tribunale di Cagliari ha fatto richiesta di arresto, che è stata accolta. I due fratelli risiedono a Villasimius.

Arrestato anche un loro presunto prestanome, un 56enne di nome Gianni Poddi, residente ad Oristano. Un altro dei presunti prestanome, anch’esso destinatario della misura detentiva, è recentemente deceduto. L’attività scaturisce da una verifica fiscale condotta nel 2018 dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Oristano nei confronti di una società esercente l’attività di gestione di alberghi e ristoranti con sede legale a Villasimius, con sede amministrativa a Sassari, facente capo ai predetti imprenditori, la cui posizione era emersa nel corso di altre attività investigative.

Dagli esiti della verifica fiscale sono emersi indizi di un sistematico omesso versamento delle imposte dovute all’Erario per un totale complessivo di oltre 3 milioni di euro e il presunto mancato ripianamento di mutui bancari per circa 2,8 milioni di euro (oltre ad ipotesi di debiti non onorati nei confronti di altri soggetti); inoltre, tale modus operandi sarebbe proseguito, con operatività in tutta l’Isola, almeno dal 2008 mediante una galassia di società, circa trenta, che sarebbero riconducibili sempre agli stessi soggetti ovvero a loro prestanome e sarebbero state di volta in volta costituite, “svuotate” e destinate al fallimento.

Il ruolo dei presunti “prestanome” sarebbe emerso anche in virtù di alcune scritture private rinvenute all’atto delle perquisizioni, nell’ambito delle quali gli interessati attestavano che le quote in loro possesso erano, effettivamente, di proprietà esclusiva dei suddetti imprenditori ai quali avrebbero dovuto essere intestate “a loro semplice richiesta, senza che nulla mi sia dovuto”. In qualche caso, il prestanome avrebbe avuto un ruolo esclusivamente “cartolare”. Tra i prestanome figurerebbero anche i due figli di uno degli imprenditori, anch’essi deferiti all’autorità giudiziaria.

Al termine delle indagini, per le condotte perpetrate nel tempo sono stati contestati agli interessati, in concorso tra loro, i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale, la bancarotta semplice, il falso in bilancio con mancato pagamento delle imposte e la turbata libertà degli incanti, posto che avrebbero interferito, in varie occasioni, con il regolare svolgimento delle aste giudiziarie alle quali avrebbero indebitamente partecipato allo scopo di riacquisire beni in precedenza escussi nei loro confronti.

Tutte le accuse.

Proprio in quest’ultimo contesto rientrerebbe la vicenda del “Teatro De Candia” di Ozieri, acquistato nell’anno 2001 mediante la stipula di un mutuo regionale di oltre mezzo milione di euro successivamente non onorato, con
conseguente procedura esecutiva e vendita all’asta del bene di cui, tuttavia, è risultato aggiudicatario sempre uno
degli stessi imprenditori.

Operazione, quest’ultima, che secondo gli accertamenti sarebbe risultata prodromica al tentativo di reimpiegare l’immobile in altre operazioni illecite. Tra le numerose operazioni finite sotto la lente d’ingrandimento, peraltro riguardanti una molteplicità di settori commerciali, ma che evidenziano costantemente il medesimo modus operandi.

Gli stessi avrebbero effettuato lo stesso modus operanti nella costituzione di una società di assicurazioni che, pur riscuotendo i premi dai clienti avrebbe sistematicamente omesso di versarli alla Compagnia Assicurativa, per un importo complessivo che supera il milione di euro.

Più di recente, nell’anno 2022, la stipula di un contratto di locazione di significativo importo con un importante player europeo nel settore turistico (comunque estraneo ai fatti) per la gestione di un villaggio vacanze e di un hotel in provincia di Cagliari attraverso una società appositamente costituita. Questa avrebbe, a sua volta, “ereditato” il bene per un importo irrisorio da altra azienda sempre agli stessi soggetti riconducibile, qualche giorno prima del fallimento di quest’ultima. L’evasione fiscale perpetrata negli anni ammonterebbe a diversi milioni di euro. Stesso dicasi per le somme che sarebbero state sottratte agli assetti societari di cui gli interessati si sarebberoindebitamente impossessati.

In relazione al protrarsi dell’attività criminosa, ravvisando il pericolo di reiterazione del reato, specie con riferimento a coloro che risulterebbero essere i dominus di tutte le società indicate e delle operazioni nel tempo poste in essere, il GIP ha emesso le misure cautelari personali così eseguite. È stato, altresì, disposto il sequestro preventivo di una serie di immobili tra i quali il “Teatro De Candia” di Ozieri e alcuni appartamenti ubicati a Cagliari e Villasimius.

Inoltre ci sono anche terreni e casolari ubicati a Pattada, Elmas, Settimo San Pietro e Serdiana in provincia di Cagliari. L’attività svolta testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrasto alla criminalità economica al fine di intercettare e reprimere ogni forma di possibile inquinamento dell’economia legale per salvaguardare gli operatori economici e i cittadini. Il sequestro dei patrimoni illecitamente prodotti assume, peraltro, un valore anche “sociale” poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze illecitamente accumulate nel tempo. Si precisa che il procedimento versa attualmente nella fase delle indagini e che gli indagati sono da ritenersi innocenti sino a condanna passata in giudicato, in applicazione del principio costituzionale di non colpevolezza e nel rispetto della normativa vigente

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