Chiudono i negozi, il centro di Sassari sempre più deserto

Sulla desertificazione commerciale del centro storico di Sassari interviene il presidente Confcommercio territoriale Pier Giuseppe Canu.

Avanza la desertificazione commerciale dei centri storici in tutta Italia. Sassari contribuisce al trend negativo messo nero su bianco dal recente studio di Confcommercio “Demografia di impresa nelle città italiane”. Chiusi 77mila negozi dal 2012, addio a 14mila imprese di commercio ambulante, perdita di 1/4 delle attività di ristorazione: questi solo alcuni dei dati horror estratti da 110 capoluoghi di provincia e dieci città di media ampiezza in tutta la penisola. Ma quali sono i numeri del capolugo turritano? Lo chiediamo al presidente della Confcommercio territoriale di Sassari Pier Giuseppe Canu.

“Qui avremmo difficoltà a darli. Da noi possiamo dire solo chi è aperto ma non viceversa perché molti non hanno nemmeno i soldi per depositare i libri contabili. Ci sarebbe anche da individuare i locali vuoti prima e dopo il lockdown così come coloro che, non intendono abbassare le serrande, ma aspettano la fine dell’emergenza per dare in gestione i propri spazi”.

Così per estrarre una sintesi organica bisognerebbe prestarsi a un’indagine empirica, esercizio per esercizio. Intanto però si può ragionare sui motivi di questo deserto.

“Bisogna capire se i motivi sono strutturali, dovuti alle imprese o alla clientela. Io punto sulla prima causa: a Sassari non è mai stata fatta una politica di rigenerazione urbana del centro storico come è avvenuto invece a Castelsardo, Alghero o, per restare in provincia, a La Maddalena. In città vediamo palazzine mai ammodernate, strade da rifare, strutture vecchie e poco attrattive per essere abitate. E il sassarese, come si sa, è molto esigente”.

Esiste poi il nodo Ztl sul quale sono nate non poche controversie da sindaco a sindaco.

“Perché da vent’anni si parla di Ztl solo in termini di transito, non di rigenerazione. Oltretutto con una logica ad excludendum che estromette chi non risiede a Sassari vecchia. Aggiungiamo anche il decentramento dei servizi pubblici che hanno portato a un ulteriore spopolamento”.

Il tema caldo è spesso il profilo sociale del centro sul quale si arenano e infiammano molte discussioni.

“Stiamo parlando di una zona in parte deserta e in parte occupata da cittadini con basso reddito. Dove la popolazione è eterogenea, e gli abitanti appartengono a diverse nazionalità e culture che spesso non si integrano. Questa potrebbe essere una delle cause per cui il nostro centro storico, al contrario della maggioranza degli altri in Italia, non sia per nulla ambito”.

Soluzioni?
“Noi abbiamo costituito una commissione speciale di rigenerazione urbana-commerciale che opererà non solo su Sassari ma sarà modulare. Per quanto mi riguarda vorrei poi creare l’assessorato delle opere incompiute ma la vera via d’uscita è una migliore programmazione politica delle aree cittadine. Negli ultimi vent’anni si è visto poco”.

Ora si confida nei 15 milioni di euro in arrivo dal ministero col Pinqua, programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare. L’attuale amministrazione comunale ha accantierato in questo senso diversi progetti per la riqualificazione del centro storico.

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