L’appello dei lavoratori di Acqua San Martino.
La storica sorgente dell’Acqua San Martino, simbolo di qualità e tradizione sarda, è al centro di un drammatico appello che sta facendo il giro del web e dei social. A lanciare l’urgente sono quei dipendenti che hanno trascorso anni a lavorare nello stabilimento, descrivendolo non solo come un luogo di lavoro, ma come una “casa, una famiglia, un orgoglio italiano”.
Il grido dal sottosuolo
La vicenda della San Martino, colpita di recente dalla liquidazione giudiziale della società e da una lunga crisi che ha lasciato i lavoratori nell’incertezza e senza stipendi per diversi mesi, è ben nota alle cronache locali e nazionali. Nonostante gli sforzi delle istituzioni regionali e provinciali per garantire la tutela occupazionale – con accordi quadro e l’avvio della cassa integrazione per le circa 20 maestranze coinvolte – e il possibile riavvio della produzione e della commercializzazione del prodotto, il futuro del marchio resta appeso a un filo.
Ed è in questo contesto di speranza e incertezza che si inserisce l’appello accorato dei lavoratori. “L’acqua San Martino non può restare sepolta nel silenzio del sottosuolo! Merita di rinascere, di tornare a scorrere, di tornare a vivere!”, scrive uno dei dipendenti, mettendo la sua faccia “per l’ennesima volta” per tutti i colleghi, clienti e consumatori che sognano di vedere l’azienda risorgere.
Un Appello ai Colossi del Settore.
Il cuore del messaggio è una richiesta esplicita di intervento rivolta ai grandi nomi del panorama italiano e internazionale dell’imbottigliamento: San Benedetto, Ferrarelle, Levissima, Acqua Panna, Sanpellegrino, Sangemini, Nestlé, Smeraldina e molti altri. “Guardate verso San Martino. Qui c’è una fonte straordinaria, un marchio storico e un lavoratore che, come tanti, sogna solo di tornare a fare il proprio lavoro con orgoglio”, è il vibrante invito.
L’ex dipendente sottolinea che dietro ogni bottiglia non c’erano solo “mani esperte, turni infiniti, passione”, ma anche una profonda “identità locale” e un “patrimonio naturale e umano” che non può essere disperso.
Non pietà, ma possibilità.
“Vedere l’acqua San Martino scorrere nel silenzio mentre lo stabilimento resta fermo… fa male”, confessa l’ex dipendente, che non chiede “pietà”, ma “attenzione, rispetto e possibilità”. L’appello si trasforma in un monito per chi ha la capacità di investire e rilanciare: “SERVE CORAGGIO. SERVE VISIONE. SERVE UN GESTO CONCRETO!”.
La conclusione è un invito alla mobilitazione collettiva: “San Martino non è finita. È solo ferita. E io sono ancora qui: forte, determinato, pronto a ricominciare.” L’iniziativa mira a rendere “virale” il grido di Codrongianos, affinché l’acqua San Martino, con la sua storia e la sua qualità, possa trovare un nuovo partner industriale in grado di garantire il rilancio definitivo e il futuro di un intero territorio.