Mancano gli stagionali a Sassari, gli esercenti: “Poca passione e scarsa motivazione”

Gli esercenti sul problema della mancanza di stagionali a Sassari.

Quando si parla di disoccupazione in Sardegna, il pensiero comune sfocia in molteplici punti di vista e alle volte si tende ad estremizzare un concetto a favore di una categoria, senza ascoltare la versione della controparte. Quello che spesso sentiamo dire a Sassari, non si allontana dal pensiero generale dell’intera isola: i giovani non hanno voglia di lavorare, e i proprietari di aziende e negozi tendono a sfruttare il personale. Questo è il modo in cui viene riassunto il grave problema che incombe sull’economia della città e su tutti coloro che ne sono coinvolti.

D’altro canto, se da una parte i lavoratori lamentano sfruttamento e paga oraria minima in proporzione alle ore lavorate, gli esercenti si ritrovano spesso davanti ad altrettante situazioni spiacevoli che rendono impossibile l’assunzione del personale.

A raccontarci meglio la situazione è Marta, 24 anni, che gestisce da tre anni un’attività nel mondo del beauty: ‘’In questi anni ho accolto nel mio salone varie persone, ma è difficile trovare qualcuno che possa lavorare con passione e dedizione, dedicando al proprio lavoro tempo e costanza’’. Quello che lamenta Marta, è la mancanza di persone serie e responsabili a cui affidare parte del lavoro per il quale ha lavorato per anni, paragonando spesso questo problema al proprio percorso, in quanto lei stessa, prima di aprire la sua attività ha dovuto stringere i denti per costruire quella che oggi chiama ‘’esperienza’’.

La principale problematica alla quale è dovuta andare incontro, ci racconta, è stata sopperire in qualche modo a tutti i costi del salone, pari o addirittura superiori al guadagno complessivo arrecato dalle persone assunte, in quanto queste ultime gestivano un numero settimanale di clienti completamente insufficiente a compensare le spese dell’attività.

Ma, ad essere colpiti da questo fenomeno, non sono solamente i settori dell’estetica o del beauty, bensì molti altri. Il più discusso è certamente la ristorazione, sia che si parli di stagione estiva o invernale, sia che si prendano in esame le assunzioni annuali. Dopo aver sentito il pensiero di coloro che non riescono a sottostare alle continue richieste degli imprenditori o capi commerciali, abbiamo cercato di capire cosa succede dall’altra parte.

Vincenzo, 37 anni, che da tempo lavora nel campo della ristorazione, ci racconta la sua esperienza dopo che finalmente è riuscito ad aprire una propria attività: ‘’I giovani d’oggi non hanno la voglia di mettersi in gioco e fare quella che io ai miei tempi chiamavo gavetta, non si può costruire un futuro senza prima aver fatto dei sacrifici.’’ Il suo pensiero è chiaro e decifrabile: non si può pretendere di ottenere il futuro desiderato senza prima aver costruito la propria esperienza, e quest’ultima alle volte è sofferta e ricca di rinunce e compromessi.

Perciò, così come chiaro era il pensiero di tutti coloro che vengono continuamente accusati di pigrizia e scarsa perseveranza, allo stesso modo è chiara la prospettiva di coloro che gestiscono le attività.

Davanti ai vari punti di vista, che rendono possibile avere una visione più ampia e generale del problema, quest’ultimo è comune a lavoratori ed esercenti: il tasso di disoccupazione continua ad aumentare senza misura, e a tratti, sembra impossibile trovare un accordo che possa giovare ad ambedue le parti.

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