Più di dieci femminicidi in dieci anni nel nord Sardegna.
La Sardegna che non è un’isola felice per le donne. In dieci anni sono quasi 30 i femminicidi avvenuti nell’Isola. Numeri – e soprattutto i nomi delle vittime – che restituiscono la fotografia di una violenza che, tra silenzi e denunce inascoltate, continua a colpire. L’ultimo caso è quello di Cinzia Pinna, il cui corpo è stato ritrovato a Palau ieri pomeriggio. La donna era scomparsa da 12 giorni e il suo amico ha confessato l’omicidio, gettando nello sconforto il Nord Sardegna e riportando il dibattito al centro.
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I femminicidi nel Nord Sardegna.
Negli ultimi dieci anni la provincia di Sassari ha avuto una decina di vite femminili spezzate dalla violenza maschile. Nel 2016, a Caniga, periferia di Sassari, fu uccisa Anna Doppiu. Un anno dopo, l’11 giugno 2017, Erika Preti, giovane cuoca originaria di Biella, venne assassinata a Lu Fraili, San Teodoro. Nel 2018 la marocchina Zeneb Badir è stata massacrata da due coinquilini all’interno di uno stazzo a Baja Sardinia. Sempre nel 2018, ad Alghero, è stata uccisa dal marito Michela Fiori.
Nel dicembre 2019, ad Alghero, fu ritrovato il corpo di Speranza Ponti, la cui morte aveva inizialmente lasciato la città incredula. Nel febbraio 2020, a Sorso, perse la vita Zdenka Krejcikova, uccisa dall’ex compagno. Nel 2022 Liliana Mancusa è stata uccisa assieme al marito Basilio Saladdino dal genero Fulvio Baule che ferì anche l’ex moglie Ilaria Saladdino perché non accettava la fine della loro relazione. Il duplice delitto accadde a Porto Torres. Se si va indietro la scia di femminicidi è ancora più lunga: Vicki Danji, Elisabetta Naddeo, Monica Moretti, Alina Cossu, Orsola Serra, Ada Ciocchetti, Loredana Gottardi, Isabelle Vanbelle. Dietro questi nomi tantissime storie, tantissime vite distrutte tra la Gallura e il Sassarese.
Crescono i femminicidi nell’Isola.
I dati regionali confermano la gravità del fenomeno. Negli ultimi sette anni in Sardegna si contano ventotto femminicidi, con oscillazioni annuali che raccontano di una violenza tutt’altro che episodica: sette casi nel 2022, due nel 2023 e un’impennata nel 2024, con sei donne uccise, un aumento del 200% rispetto all’anno precedente. Un trend che smentisce l’immagine di una terra immune dalla violenza di genere.
Dietro ai numeri restano le vite spezzate e le comunità lacerate. Le associazioni di donne, i centri antiviolenza e la stessa Regione parlano di “emergenza strutturale”. La Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza aveva ricordato che la Sardegna ha bisogno di una rete più capillare di prevenzione e protezione, soprattutto nelle aree interne e nei piccoli centri, dove la solitudine delle vittime è più forte. E mentre il 2025 registra già nuove vittime, resta aperta la domanda: basteranno leggi e piani d’azione, senza un cambiamento culturale profondo, a fermare questa lunga scia di sangue?