Dal primo pacco scoperto in Malesia ai corrieri: come arrivava la droga a Sassari

Come arrivava la droga a Sassari.

E’ stata un’indagine molto lunga e complessa quella dei carabinieri che ha permesso di scoprire una vastissima organizzazione dedita al traffico di cocaina ed eroina a Sassari. 

Il primo pacco è stato individuato nell’aprile 2018 e subito sequestrato dalle autorità locali nell’Aeroporto Internazionale di Kuala Lampur. Grazie collaborazione internazionale ne sono stati individuati i destinatari, nigeriani domiciliati a Sassari e, a ritroso, si è risaliti a diverse altre spedizioni.

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Tutta l’indagine è stata connotata da continue variabili, a cominciare da modus operandi degli indagati sia nei metodi di importazione dall’estero della droga, sia nelle dinamiche e nei sistemi di smistamento di essa nel mercato clandestino. Nel suo complesso il lavoro dei carabinieri ha permesso di portare alla luce un ingente, sistematico e rimunerativo traffico di eroina e di cocaina provenienti da diverse città italiane (Aversa, Napoli,  Torino e  Vicenza) e da Stati esteri, destinate a tutta l’isola, quantificabile in circa 10 chili al mese.

Nella fase dello spaccio sono state documentate centinaia di consegne, che trovano corrispondenza nelle decine di capi d’imputazione indicati nel provvedimento, ciascuno dei quali contempla al suo interno, appunto, numerosissimi episodi di cessione ai fini di spaccio della droga. Sono stati con certezza delineati i ruoli specifici ricoperti da ciascuno degli indagati nell’ambito del concorso  e della cooperazione nei reati contestati. Su questo punto sono stati individuati tre livelli che caratterizzavano il sistema dell’approvvigionamento e della distribuzione dello stupefacente: all’apice un personaggio di altissimo spessore criminale, destinatario di Mandato di Arresto Europeo, e ad oggi ricercato, capace di organizzare importanti trasporti internazionali e considerato il fornitore “all’ingrosso” della droga oggetto delle indagini.

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Un livello intermedio era rappresentato da coloro  (cinque persone emergono in modo particolare anche per precedenti specifici) che erano i fornitori “mediati”, ovvero quelli che ordinano, pagano, accoglievano i corrieri e fungevano da tramiti con i venditori al dettaglio delle partite di sostanza stupefacente vendute sul mercato, Un terzo livello era impersonato da alcune decine di indagati, diversi col ruolo di corriere ed altri con quello di spacciatore professionista.

Sono state quindi ricostruite le modalità di spedizione, ricezione ed immissione della droga nel mercato illecito, attraverso il monitoraggio degli spostamenti dei corrieri, le perquisizioni ed i sequestri di volta in volta eseguiti al fine riscontrare il motivo di un viaggio o della transazione di una importante somma di denaro; nel corso delle investigazioni erano state già arrestate in flagranza cinque persone e sequestrati circa 2 chili di stupefacente tra eroina e cocaina.

E’ stata anche dimostrata la fitta rete di contatti di cui si avvalevano i destinatari del provvedimento per lo spaccio degli stupefacenti nella provincia di Sassari e più diffusamente in tutta l’isola; è stata documentata l’organizzazione logistica per gli spostamenti da una città all’altra nella penisola, per nascondere i “corrieri valigia” o “body-packer” (ovulatori) dal loro arrivo fino alla completa espulsione degli ovuli contenenti la droga, nonché tutti i sistemi di comunicazione riservati, quali utenze telefoniche “segretissime” e messaggi in codice.      

Tra gli aspetti di maggiore gravità è emerso il coinvolgimento nei traffici illeciti di alcuni interpreti che avevano già collaborato in pregresse indagini con alcuni uffici di polizia, anch’essi raggiunti dal provvedimento restrittivo. L’esperienza maturata in passato, infatti, aveva consentito loro di carpire qualche modalità di svolgimento del servizio degli operatori di polizia giudiziaria e di avvalersene per i loro traffici illeciti, inconsapevoli, tuttavia, di essere costantemente monitorati.

Il coordinamento da parte dell’autorità giudiziaria è stato determinante per guidare e supportare la continua e pressante azione di monitoraggio degli indagati. Infatti i prolungati  servizi di osservazione e controllo, i lunghi e imprevedibili spostamenti, l’assistenza tecnologica, il rilascio di autorizzazioni, la pronta emissione di necessari provvedimenti ed il costante sostegno nella corretta applicazione delle procedure, non potevano essere proficuamente assicurati se non con l’incessante presenza del Pubblico Ministero, Giovanni Porcheddu, e del Procuratore di Sassari, Gianni Caria.   

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