In Sardegna studi medici e ambulatori non possono riaprire per mancanza di dpi

medici Sassari

L’allarme di FederAnziani.

“Siamo fortemente preoccupati per la prolungata chiusura dell’attività specialistica ambulatoriale in Sardegna e per la conseguente situazione di abbandono in cui versano i malati cronici dell’isola. Le line guida della Regione per la riapertura delle visite specialistiche ambulatoriali territoriali sono pronte, ma se non arrivano i dispositivi di protezione individuale non è possibile ripartire”.

Questo l’appello lanciato da Roberto Messina, presidente di Senior Italia FederAnziani al termine della tavola rotonda virtuale che ha messo a confronto organizzazioni di medici, società scientifiche e pazienti con l’assessore all’Igiene e Sanità della Regione Sardegna Mario Nieddu.

La comunità scientifica riunita nel Board ha denunciato il grande rischio di peggioramento delle condizioni di salute dei malati cronici a causa del mancato monitoraggio delle loro patologie, e soprattutto i rischi correlati al ritardo che si va accumulando nelle nuove diagnosi che, quando saranno effettuate, intercetteranno patologie in stadi già più avanzati rispetto ai mesi precedenti. L’ulteriore danno conseguente questa fase di perdita di contatto tra medico e paziente è quello legato alla ridotta aderenza alle terapia in tutti gli ambiti.

“In questo periodo in Sardegna si è osservata una riduzione del 30% nelle angioplastiche e si è ridotto anche il trattamento della stenosi aortica, questo per le difficoltà dei pazienti a recarsi in ospedale e per le altre criticità di Sistema – riassume Messina – La situazione per la pneumologia è ancora più grave in quanto è stata pienamente coinvolta nella gestione del coronavirus e soprattutto considerato che in Sardegna ci sono 75mila asmatici; in reumatologia si sono osservati preoccupanti ritardi diagnostici oltre alle difficoltà di approvvigionamento dei farmaci per il fatto che molti di quelli comunemente utilizzati in quest’ambito terapeutico sono stati usati per il Covid-19. Anche le malattie rare sono state trascurate: il centro per la cura della fibrosi è inattivo da tre mesi”.

“Difficoltà anche per le 114.000 persone con diabete, l’età media delle quali è 66.4 anni. I diabetologi hanno attivato immediatamente le televisite, per i pazienti già in lista, garantendo così la continuità assistenziale, ma solo in presenza di problemi gravi si è potuto effettuare visite di persona. Gli oculisti sardi chiedono una maggiore interazione tra l’oculistica ambulatoriale e specialistica, mentre gli oncologi propongono la somministrazione a domicilio delle terapie ove possibile e raccomandano il potenziamento dei servizi del territorio. 400 sono le chiamate giunte all’ambulatorio di telemedicina creato dai fisiatri sardi volontari, i quali nel periodo Covid in ambito ambulatoriale hanno potuto trattare solo le urgenze”.

Ci preme lanciare un allarme – conclude Messina – chiediamo a gran voce al governo e al Ministero della Salute che la Sardegna possa ottenere al più presto i dispositivi di protezione individuale da fornire al personale medico e sanitario in modo da poter riaprire tempestivamente gli studi medici. Solo così I medici potranno tornare ad avvicinare i pazienti in piena sicurezza. E’ fondamentale che riprenda il rapporto medico-paziente de visu, valorizzando al tempo stesso l’uso della telemedicina come strumento di aiuto fondamentale. Occorre educare i pazienti all’utilizzo dei device, sviluppare la comunicazione telematica tra operatori e medici, fare in modo che la tecnologia sia al servizio dei medici e non il contrario. Un ringraziamento va infine all’assessore Nieddu per il suo impegno a far ripartire in fretta le attività, accogliendo l’appello di medici e pazienti”.

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