Sciopero generale, i sindacati scendono i piazza a Sassari per la scuola, i trasporti e la sanità

Protesta oggi, tra Sassari e Cagliari, dei sindacati di base su trasporti, scuola e sanità.

Scendono in piazza, su tutto il territorio nazionale, i sindacati autonomi. Anche la Sardegna, e Sassari, partecipano all’agitazione indetta, per tutto il giorno, dei settori lavorativi pubblici e privati. È anche una giornata storica per il sindacalismo di base che oggi, per la prima volta, unisce tutte le sue sigle nello sciopero collettivo. Scuola, trasporti, sanità, le aree di confronto e scontro, le cui criticità hanno trovato espressione, in particolare, nelle manifestazioni di Cagliari, a cui ha partecipato anche chi veniva da Sassari. Un migliaio i convenuti, diverse le rivendicazioni: “Noi contestiamo”, spiega Nicola Giua, portavoce dei Cobas, promotore dello sciopero insieme, tra gli altri, all’Usb, Unione Sindacale di base, “la gestione dei soldi per il Recovery plan. Non si vogliono spendere quei finanziamenti a fini sociali.”

Allarmante ed emergenziale il quadro descritto da Giua, sul mondo del lavoro descritto “come al palo e senza controlli, con molti lavoratori che dovranno vedersela con l’imminente sblocco dei licenziamenti voluto dal governo.” La disputa con l’esecutivo si riempie di contenuti irrisolti anche sul fronte della trattativa per il nuovo contratto degli operatori sanitari.

La federazione sindacati indipendenti Fsi-Usae protesta quindi, sempre a Cagliari, in via Roma davanti all’assessorato alla Sanità per chiedere, tra le rivendicazioni, un aumento degli stipendi e le indennità professionali specifiche per operatori sanitari e socio sanitari. Ma è la scuola il contesto più disastrato nelle parole di chi è intervenuto durante lo sciopero. “Abbiamo ripreso l’anno”, continua Giua, “in una situazione peggiore dell’anno scorso. Nonostante la pandemia, non è cambiato nulla sui trasporti per gli alunni, sulle classi, ed è peggiorato il fattore organici perché abbiamo meno personale.”

Il portavoce stigmatizza poi l’ambito sicurezza: “Non si controllano più i distanziamenti, né le misure di contenimento.” Un problema evidenziato oggi anche nella manifestazione convocata a Sassari dal movimento studentesco, protagonisti il Fronte della Gioventù Comunista, che ha più volte messo il dito sulla piaga in merito alle difficoltà dentro e fuori gli istituti scolastici: “Non vogliamo”, afferma Francesca Solinas, una delle partecipanti, “che la scuola sia un’azienda, e rifiutiamo l’alternanza scuola-lavoro.” Le classi pollaio sono l’altra tara, nuova e vecchia, che neppure un anno e mezzo di covid 19 è riuscita a risolvere. Sui numeri delle adesioni, perlomeno a Sassari, rimane il dubbio. Di sicuro alcuni lavoratori Ata hanno aderito alla manifestazione con presenze maggiori in alcune scuole piuttosto che in altre. Ma sui dati precisi cala il riserbo istituzionale e chi ha optato per lo sciopero sceglie a sua volta il silenzio.

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