Le polemiche dopo il Gay Pride a Sassari.
Dopo due anni di restrizioni dovute all’emergenza Covid, a Sassari, dal 30 giugno al 2 luglio, si sono tenute una serie di iniziative che hanno portato al Gay Pride. La parata si è tenuta sabato scorso, a partire dalle ore 18, ed è continuata fino a tarda notte tra manifestazioni, colori e divertimento. Non sono mancati atteggiamenti aggressivi e violenti da parte dei manifestanti. A parlare di quanto accaduto è E. L, che ha denunciato, attraverso il proprio profilo social, l’atteggiamento di una persona, probabilmente dell’organizzazione, che più volte avrebbe cercato di intimorirla affinché cambiasse il proprio abbigliamento: “Da quando siamo arrivate non sono mancate molestie verbali e fisiche. Arrivate al concentramento per la partenza, si è avvicinato a noi una persona con una maglietta dell’organizzazione per imporci di coprire il nostro seno/petto sessualizzato. Con tanto di riferimento alla polizia per intimorirci e spingerci ad obbedire”.
La molestia fisica.
Ciò che E. L. lamenta in maniera più dura e allo stesso tempo sconvolta, è quello che accade dopo: in una manifestazione che si fa portavoce del rispetto delle persone, qualcuno si sarebbe permesso di toccarle il seno senza il suo consenso, violando la sua persona e il punto chiave della manifestazione stessa: “una persona ha violato il mio consenso toccandomi il seno alla coatta. Proprio mentre tenevo in mano un cartello contro la guerra e la cultura dello stupro, alla base della quale ci sta il consenso. Ma secondo l’organizzazione forse me lo sono meritata, perché se mi fossi coperta forse non sarebbe successo”.
La solidarietà del Movimento omosessuale.
Quello che E. L. denuncia, è l’assoluta somiglianza tra questo comportamento e quello che le persone vittime di violenza sono costrette a subire ogni giorno, da parte di chi ritiene che gli abusi siano la diretta conseguenza di un abbigliamento ritenuto indecoroso. Primo ad intervenire è subito il Movimento omosessuale sardo, profondamente amareggiato per quanto successo: “Quanto è stato denunciato ci ha profondamente turbate. Ci dispiace che il diritto a manifestare liberamente il proprio orgoglio e a occupare lo spazio con il proprio corpo possano venire meno a causa di espressioni di una cultura patriarcale e paternalista. Non è questo lo spirito del Sardegna Pride. Per un intero anno le associazioni del coordinamento regionale costruiscono il Pride con l’obiettivo che sia autenticamente di tutte e per tutte. Ribadiamo con forza il diritto e la necessità di scendere in piazza con i nostri colori, la nostra pelle, il nostro rumore, il nostro movimento, ed esprimiamo piena solidarietà a tutte le persone che si sono sentite private di questo diritto”.