Le fake news sul vaccino possono costare care, le scritte a Sassari e Cagliari

I manifesti no vax a Sassari e Cagliari.

Scrivere falsità sul vaccino può costare caro. Il tentativo di affossare la campagna di vaccinazione parlandone male e alimentando la sfiducia dei cittadini, può avere conseguenze penali. A Cagliari è stato presentato un esposto, mentre nella penisola ci sono già i primi indagati.

Il caso di Cagliari.

L’ultimo caso arriva da Cagliari, dove l’affissione di manifesti che contestano l’efficacia dei vaccini, avvenuta nei giorni scorsi, è finito in Procura. A tal proposito i deputati del Partito Democratico, Romina Mura e Andrea Frailis, hanno presentato un esposto: “Stiamo predisponendo un esposto da depositare presso la Procura di Cagliari in relazione all’affissione di manifesti che contestano l’efficacia del vaccino anti-Sars Cov2. Riteniamo che non possano essere diffusi messaggi così fuorvianti e pericolosi per la salute pubblica in un momento così delicato della pandemia. Riteniamo altresì perfino più grave che ne sia stata autorizzata l’affissione“.

Le scritte nei manifesti.

In diverse parti del capoluogo sardo sono apparsi manifesti con la scritta “Vaccinato contagioso / no al green pass” e “Il ‘vaccino’ è sperimentale / non siamo cavie“, con l’indicazione di dati riferiti alla “Banca dati europea di sospette reazioni avverse al farmaco“.

La scritta a Sassari.

Molto più soft la scritta a Sassari, dove ad inizio agosto era stato imbrattato il sottopasso di Santa Maria di Betlem. Dopo una serie di vandalismi compiuti nel centro della città, i maleducati questa volta avevano preso di mira il sottovia scrivendo con una bomboletta nera “No al Green Pass“.

I primi indagati.

Il primo indagato è un convinto no vax, finito sotto la lente della Procura della Repubblica di Cremona. L’ipotesi è quella di “istigazione alla disobbedienza delle leggi, di ordine pubblico, in vigore a tutela della salute pubblica nel periodo di emergenza pandemica da Covid-19“. Una istigazione, per il pubblico ministero, commessa attraverso i social dove il pensionato ha pubblicato frasi che incitavano a non utilizzare le mascherine anti-Covid, definite “causa di lento ed inesorabile suicidio“. Il secondo indagato, invece, è un cremone al quale il pubblico ministero ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

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