Perde il bambino, lo sfogo di Alessia contro i medici: “Quello che chiamano nulla era mio figlio”

Alessia Nappi dopo le dichirazioni Aou e della Sigo.

Il loro nulla era mio figlio”. Alessia Nappi, la 25enne che ha perso il bambino lo scorso otto gennaio dopo essere stata respinta dal pronto soccorso ginecologico-ostetrico di Sassari, risponde al recente comunicato della Sigo sulla vicenda. La Società italiana ginecologia e ostetricia, nella nota del 25 gennaio, denunciando il clima nel quale operano gli operatori sanitari, afferma anche che questi sono “esposti al rischio di strumentalizzazioni finalizzate a trarre vantaggi da fantasiosi contenziosi medico-legali basati sul nulla”. Una presa di posizione che fa seguito agli esiti dell’audit interno dell’Aou conclusi con la dichiarazione della direzione strategica che considera “corretto il comportamento dei nostri operatori sanitari” al pre triage.

L’auto-assoluzione indigna Alessia che ribatte sgomberando il campo dai possibili equivoci: “Non sono un’opportunista né sto protestando per avere soldi. Nessuno li ha chiesti e non li vogliamo”. Tanto che sono trascorsi oltre dodici giorni prima che la giovane potessi sottoporsi a una visita ginecologica: “Me l’ha pagata mio suocero – rivela la donna – non mi vergogno a dirlo. Sono dovuta andare da un privato perché i consultori o erano chiusi o non rispondeva nessuno. Per l’intramoenia avrei dovuto aspettare fino al sette aprile”. Sulla ricostruzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria, che ha ascritto il suo caso- tre settimane fa- come ‘codice bianco‘, quindi non d’emergenza, afferma: “Mi hanno etichettato così senza neanche visitarmi. Ma se vengo al pronto soccorso ho bisogno di te, altrimenti avrei aspettato lunedì e di parlare col medico di famiglia. Sono stata spedita a casa, col consiglio di stare al caldo e di prendere una tachipirina”. Circostanza smentita dall’Aou: “E’ ripugnante che lo neghino. Spero proprio che vengano recuperati gli audio di quella mattina. Io ho avuto rispetto per loro ma questo non giustifica che si debba subire tutto all’infinito”.

La giovane sottolinea poi come “non si può giustificare tutto con l’emergenza covid”, anche in riferimento al fatto che è stata mandata via, così riferisce, perché priva del tampone molecolare. “Conosco i sacrifici di chi lavora in ambito sanitario. Ma non si può per questo lasciar passare ogni cosa e, oltretutto, incolpare chi come me ha subito il torto. Chi ha sbagliato si assuma le sue responsabilità”. Al momento però sta pagando solo lei: “Sono in cura da uno psicologo, per colpa di quel ‘nulla’ che era mio figlio. Devo sapere se c’era la minima possibilità di salvarlo”. Intanto proseguono le indagini della Procura dopo la denuncia di Gabriele Sechi, legale di Alessia e del compagno Enzo, e mentre si attende il parere degli ispettori ministeriali che hanno visitato la struttura la scorsa settimana. Nell’attesa pesano i pregiudizi percepiti come conseguenza del grande clamore mediatico: “Come si fa a credere – si chiede Enzo – che stiamo lucrando sulla pelle di nostro figlio? Chi lo pensa non ha cuore. Stiamo protestando perché questo non accada di nuovo. Qualsiasi genitore avrebbe fatto come noi”. Il concetto verrà ribadito lunedì prossimo in una trasmissione su Rai 1. “Chissà che non si presenti qualcuno dell’Aou – conclude lo stesso Enzo – le altre volte non si sono presentati. Da tre settimane aspettiamo che ci chiamino per scusarsi“.

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