Dalle partitelle nei vicoli di Sassari alla Torres, la storia di Gianfranco Palmisano

Gianfranco Palmisano, ex giocatore della Torres, ripercorre sedici anni di carriera.

Gianfranco Palmisano, uno dei giocatori più forti di sempre della Torres, ripercorre oltre 16 anni di carriera. Lo fa dal bar di Li Punti, aperto nel 1993 una volta appese le scarpe al chiodo, celebrando la prima tappa dell’apprendistato calcistico: la strada.

“Sono nato in vicolo Ghera, vicino a piazza Mazzotti – ricorda Palmisano – . Giocavo in quelle viuzze, le serrande come porte, nei vicoli stretti di Sassari Vecchia. L’ideale per imparare a dribblare.” A dieci anni scopre la passione per il football e i sacrifici che comporta: “Andavamo a giocare a San Camillo. Per arrivarci ci voleva un’ora e mezza a piedi.” Gianfranco in campo spicca subito e la scalata verso il professionismo è rapida. “Dalla Fulgor alle giovanili della Torres dove mi allena Paolo Morosi.” Ha solo 16 anni e l’esordio in prima squadra è dietro l’angolo: “Debutto col Civitavecchia nel 1977. Segnai pure. E dire che, fino all’anno prima, scavalcavo i muretti per veder giocare i rossoblu.”

Primi accenni di gloria rimbalzati anche dai giornali che titolano suonando la carica “Con Palmisano per guerreggiare”. I veterani però non stendono il tappeto rosso al nuovo, talentuoso arrivato: “C’erano i premi partita e nessuno voleva perdere il posto”, sottolinea Gianfranco che riferisce i metodi degli anziani per tenere a bada le giovani leve: “Se t’azzardavi a saltarli ti falciavano subito da dietro. E l’allenatore non diceva nulla”. Le cose cambiano con Vanni Sanna che lo fa diventare titolare inamovibile e gli assegna il ruolo di una vita, mezz’ala. E con Gianmario Coghene in regia- “Ci chiamavano i gemelli della Torres”- e Tonio Trudu sulla fascia- “Sapeva sempre cosa fare con la palla”- si forma il magico trio della squadra che nell’81 aggancia la serie C. Stagioni di grandi giocate e gol da cineteca: “Ne ricordo uno col Foligno. Finta e portiere che finisce col sedere a terra. Tra i pali c’era Boranga.”

Esultanze poche: “Al massimo alzavo il braccio.” Men che meno poi se i gol li fa alla sua ex squadra: “Col Casarano incontro la Torres e segno. Mi è dispiaciuto ma quello era il mio dovere”. Col team pugliese, arrivato dopo i trascorsi nel Nuoro e nel Brindisi e l’epilogo col Catania, Palmisano trova un futuro big del fischietto: “Pierluigi Collina. Sentivi il carisma già dall’appello. E fisicamente era una montagna.” Ma la folgorazione è Roberto Baggio, affrontato in amichevole, per un Catania-Juve del 1993: “Stop. Dribbling. Gol. Gli veniva tutto naturale.” Infine il ritiro, senza nostalgie. “Del passato mi sono rimasti i segni delle entrate a martello dei difensori. Con le scarpe chiodate lasciavano certi buchi.” L’ultimo pensiero va alla Torres: “Mi auguro che si salvi. Ma, soprattutto, sarebbe ora che Sassari abbia una squadra importante. Magari unendo i talenti cittadini in un’unica formazione.”

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