Cavalcata del ’39, quando Maria Josè Savoia sfilò con il costume sardo

Cavalcata Sarda

Nel 1939 l’ultima Cavalcata Sarda dedicata ai Savoia, protagonista di un giallo.

Nel 1939 fu l’ultima volta che la Cavalcata Sarda venne organizzata per omaggiare i Savoia. Del resto la festa laica naque proprio per mostrare ai nuovi regnanti le bellezze dell’isola nel 1899. Ma questa edizione è rimasta nella storia non solo per essere l’ultima sotto la monarchia, ma anche per un giallo che riguarda due paesi. E la rivalità che ne scaturì negli anni.

Un costume bellissimo chiesto in prestito

La futura “Regina di Maggio” la principessa Maria Josè del Belgio arrivò con il marito il principe ereditario Umberto il 3 giugno 1939 per partecipare alla Cavalcata Sarda. Come era uso venne cercato in prestito un abito tra i più sontuosi in modo che potesse sfilare in costume. La principessa fece la sua apparizione in via Roma al braccio del marito. Era altissima, come riportano le cronache dell’epoca e di una bellezza fatale. Il costume che indossava le calzava perfettamente. Il copricapo era estremamente ingombrante e pare le cascasse spesso dall’acconciatura. Le foto sbiadite dal tempo mostrano Maria Josè in quella giornata Sassarese, sorridente e soddisfatta. Infatti il costume lo aveva preso in prestito da una giovane benestante di un paese adiacente che a quanto pare lo diede via a malagana. Grazie allo storico sassarese Marco Atzeni abbiamo ricostruito la storia di quel costume.

La querelle tra Sennori e Osilo è arrivata fino ai giorni nostri

“Questo, per i sassaresi è un mistero che periodicamente si ripresenta”- dice Marco che ha studiato a fondo il caso.

Qualche anno fa anche Giuliano Marongiu si è reso protagonista di una gaffe involontaria sui suoi canali social. I due paesi del sassarese, Sennori e Osilo rivendicano la paternità dell’abito indossato dalla principessa. “Esistono alcune foto in cui si può facilmente individuare di che costume si tratta”- continua Atzeni- “ma capisco ci voglia un minimo di conoscenza degli abiti tradizionali per distinguere quella che, a occhi esperti, è una differenza ovvia.”

Il copricapo di cui parlano i giornali dell’epoca è rivelatore. Sebbene i costumi di entrambi i paesi abbiano un impegnativo cappuccio, quello di Sennori è un fazzoletto ricamato con le balze inamidate che incornicia il viso mentre quello di Osilo è una vera e propria cappa di broccato che poggia sulle spalle.

“E il mistero sarebbe già svelato così- continua Atzeni- “ma nelle mie ricerche ho trovato la prova schiacciante che mette fine alla diatriba. Un documento redatto a mano, una scrittura privata diremmo oggi, dove si stabiliscono i prezzi del prestito. A firmarla è la signora Grazietta Denti Piras di Sennori”. La sua famiglia era in buoni rapporti con il prefetto fascista di Sassari per questo venne interpellata per la donazione.

“Ma- dice Marco- “lei era davvero restia a prestare l’abito completo che, si legge nell’atto, comprendeva un bustino ricamato in oro zecchino, un busto in oro, una gonna con festone in oro zecchino e seta e un fazzoletto in lino ricamato”. Inoltre si prestava anche un abito da uomo per il principe Umberto. “Che però non lo indossò, perchè i Savoia in pubblico erano obbligati a portare sempre l’uniforme”. Tutto il set, secondo la Denti ammontava a ben 14.155 lire, una bella cifra per l’epoca (e non sono conteggiate le spese sostenute a Roma e Alghero annota la signora in un ps.). Putroppo non è mai stato chiarito se i regnanti anzichè pagarle il dovuto, le fecero solo dei regali, tra cui una spilla con lo stemma reale e dei gemelli. “Lei non smise mai di vantarsi di quella faccenda”- continua lo storico – “e a tutti quelli che incontrava soleva raccontare la sua avventura con i Piemontesi.”

Per quanto riguarda la principessa, prima di tornare a Torino, partecipò anche ad alcune feste in costume. “Era uso nei giorni intorno alla Cavalcata che la nobiltà sassarese e limitrofa si riunisse in qualche villa privata indossando il costume di famiglia. Quindi anche Umberto potè indossare l’abito della famiglia Denti. Non si sa se la festa fu organizzata nella maestosa villa Sant’Elia (oggi conosciuta come villa Mimosa) a Sassari o all’attuale Hotel Las Tronas di Alghero.

Emanuele Filiberto svela inavvertitamente il destino dell’abito

“Durante una diretta televisiva di qualche anno fa, l’ultimo rampollo di casa Savoia ha inavvertitamente mostrato l’abito della signora Grazietta mentre veniva intervistato al museo Sabaudo di Torino.” -racconta Marco- ” La prova che i costumi vennero “tenuti” dai regnanti a casa con buona pace delle 14mila lire. Questi soldi erano quelli che la famiglia Denti aveva calcolato per rifare un altro paio di costumi se il prestito non fosse andato a buon fine.”

Ma cosa c’entra Osilo?

Come ha ribadito Atzeni i due costumi sono tra i più belli dell’isola sia per la ricchezza dei materiali sia per il carico d’oro, piete preziose e ricami artigianali e sono anche molto simili. Ecco perchè Marongiu ed altri sono caduti nell’inganno: esiste un libro “La Cavalcata Sarda – La Festa di Primavera a Sassari” pubblicato dalla Soter nel 1992 dove si asserisce che Maria Josè indossasse il costume di Osilo. Errore dell’autore, infatti il costume di Osilo fu indossato dalla Regina Elena dieci anni prima, in visita a Sassari con il consorte Vittorio Emanuele III.

“C’è da dire che per i Savoia era abitudine vestire il costume quando venivano nell’Isola” – dice Marco- “ci sono tante testimonianze fotografiche delle principesse Sabaude in posa, non solo alla Cavalcata Sarda, ma anche in altri contesti o in uno studio fotografico. Tra queste anche la regina Margherita, le principesse Mafalda, Giovanna e Jolanda, che posò a cavallo con il costume di Osilo e in paese con il costume di Ittiri.

per altre info: http://storiasassari.blogspot.com/2019/09/costumereginacavalcata.html

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