La storia di Davide paralizzato dopo il tragico incidente: “Così sono tornato a vivere”

La storia del giovane di Tula Davide Brundu.

Una storia di coraggio, di tenacia e di perseveranza. Ma anche una storia d’amore, quella tra due giovani, che non è stata incrinata dalle difficoltà. Nemmeno quando queste apparivano insormontabili. E poi una storia di solidarietà, di amicizia vera, che emerge nel momento del bisogno. Qualcuno si ricorderà di Davide Brundu, 35enne di Tula. Un brutto incidente, la mattina del 7 dicembre del 2014, gli ha cambiato la vita.

Stava andando in auto a lavoro con il fratello Fabrizio, quando si è visto sbucare di fronte dalla nebbia un camion. L’impatto durissimo, il ricovero in ospedale, il coma farmacologico e una dura diagnosi da accettare al risveglio: lesione ad alcune vertebre. Il che significa essere paralizzato dal petto in giù e dover convivere con la sedia a rotelle. Da allora iniziano mesi lunghissimi di riabilitazione in un centro specializzato vicino a Imola. Il dover reimparare a fare tutto da capo.

Una sfida vinta grazie alla presenza di Alessandra, fidanzata allora e moglie ora. Un amore coronato dalla nascita della loro piccola Emma e diventato indissolubile dopo l’incidente. Nonostante tanti abbiano cercato di mettersi in mezzo rappresentandogli i problemi della quotidianità. E poi ci sono stati gli amici. Mentre Davide era in ospedale hanno creato un’associazione per raccogliere i fondi necessari a risistemare la casa della coppia alle nuove sopraggiunte necessità.

È anche per questo che Davide non ha mai mollato ed una volta uscito dall’ospedale ha dato sfogo alla sua voglia di vivere praticando diversi sport anche a livello agonistico: dal nuoto al basket, dove è dirigente della scuola di Porto Torres, al tennis, dal karting all’handbike, sino al lancio col paracadute. “L’incidente mi ha insegnato a valorizzare la vita, perché noi ci basiamo molto sulle cose materiali, quando in realtà la valorizzi solo dopo che hai toccato il fondo – racconta -. Oggi mi chiamano a fare da motivatore a persone che come me sono disabili, per fargli capire che nonostante tutto, possiamo condurre anche noi una vita normale come gli altri”.

Nel 2016 l’amore con Alessandra si è coronato con il matrimonio. Oggi Davide, a distanza di quasi 6 anni da quella tragica mattina, ha una vita indipendente. “La gente sottovaluta le mie potenzialità. Non provo né rabbia, né rancore perché io al loro posto avrei pensato lo stesso. Avrei pensato, vedendo una persona in carrozzina come me, che abbia bisogno di aiuto. Quando in realtà io sono autonomo”, prosegue.

La mattina si sveglia all’alba per prendersi cura dell’orto che coltiva da solo. Si prende cura in modo autonomo di sé stesso, della casa e di sua figlia, quando Alessandra non c’è. La veste, l’accompagna a scuola, fa tutte le cose con un qualsiasi padre. “I progetti per il futuro sono riprovare a camminare, continuare a vivere bene e dare un futuro a mia figlia, godendomi la vita come arriva giorno per giorno”, conclude.

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