Sassari maglia nera per l’abbandono scolastico, in troppi rinunciano al diploma

I numeri dell’abbandono scolastico in provincia di Sassari.

Nella zona di Sassari ci sono centri dove l’abbandono scolastico supera il 40%: in troppi rinunciano al diploma. La riforma della scuola, attraverso il disegno di legge proposto dal ministro dell’istruzione Valditara, approvato al Senato e passato alla Camera, ha raccolto perplessità da parte dell’opposizione e non sembra aver attuato soluzioni per frenare l’abbandono scolastico.

Su questo fenomeno la Sardegna la regione con il maggior numero di studenti che lasciano gli studi e non conseguono il diploma, con una percentuale del 19,1%. Al secondo posto la Campania, con il 18,6% degli studenti, seguita da Sicilia (18,4%).

Il fenomeno, in tutta Italia è in aumento e un alunno su dieci lascia gli studi prima del tempo, ovvero prima di conseguire la maturità. Sono l11,5% dei giovani che hanno tra 18 e 24 anni, su dati del 2022, secondo Eurostat. Il dato è sopra la media europea, che equivale al 9%. I numeri sono tra i più elevati in Europa, preceduti sono da Spagna (13,3%) e Romania (15,3%). Il fenomeno della dispersione scolastica ha avuto un lieve calo dal 11,5% al 10,5%, con forti divari territoriali.

I dati a Sassari.

Anche la Sardegna ha molti divari provinciali riguardo al fenomeno dei ragazzi che lasciano la scuola troppo presto. La provincia di Sassari ha i numeri più alti per quanto riguarda l’abbandono scolastico. Nel 2029, prima della pandemia, Sassari registrava un tasso del 22,5%. Nella sola città di Sassari, nel 2021, la percentuale era del 19%. Generalmente le più gravi problematiche dell’uscita precoce dalla scuola risiedono nella parte Est del Nord Sardegna, in particolare la Gallura. Nella sola Olbia l’uscita precoce dall’educazione è del 20,90%, che sale nei comuni più piccoli. Le ragioni di questo fenomeno sono da ricercarsi probabilmente dalla distanza delle scuole e dei trasporti. Olbia ha infatti il dato più basso in Gallura, che si accentua nei paesi più piccoli distanti dal ”capoluogo gallurese”, arrivando a percentuali di oltre il 40%.

Anche nel Sassarese si nota questa tendenza. Ci sono paesi dove la dispersione scolastica arriva a oltre il 40%, ovvero metà degli studenti si fermano alla terza media, come Erula ( 54,20%), Semestene ( 66,70%), Mores (40,10%), Nulvi (40,90%). Percentuali impressionanti che mettono in luce l’esistenza di attuare una riforma che renda accessibile e attrattiva la scuola.

La nuova riforma della scuola.

La nuova riforma della scuola del Governo Meloni punta soprattutto su rendere più severo il sistema scolastico, senza attuare alcun miglioramento nella rimozione delle cause che portano all’abbandono scolastico. Si punta dunque su aumentare il rischio bocciatura degli studenti, un sistema che l’opposizione definisce come punitivo.

Le maggiori perplessità infatti sono legate ad una visione autoritaria e classista, a scapito della formazione dei ragazzi e dell’inclusione sociale. Manca, infatti, il capitolo riguardo all’inserimento di psicologi nelle scuole per affrontare le cause del disagio che portano a problematiche come bullismo, disabilità e abbandono scolastico.

La riforma prevede diverse novità, come l’introduzione del voto numerico in condotta per tutte le scuole, sostituendo il giudizio sintetico. Un voto inferiore a 6 comporta il rischio di bocciatura, e l’insufficienza può derivare da mancanze disciplinari gravi e ripetute durante l’anno scolastico. Per gli studenti delle superiori, un voto in condotta pari a 6 comporterà un debito formativo, che può essere riparato con un elaborato di educazione civica.

Per gli esami di maturità, il voto in condotta deve essere almeno di 8, altrimenti si rischia di perdere fino a 3 crediti, influenzando il voto finale di uscita. Cambia anche il sistema delle sospensioni, dove anziché prevedere l’allontanamento dalla scuola, gli studenti dovranno partecipare a attività scolastiche con momenti di riflessione sui propri comportamenti e una verifica finale. Si introducono anche le multe per i reati commessi ai danni del personale scolastico, con somme che vanno da 500 a 10.000 euro a favore dell’istituzione scolastica della persona offesa.

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