Covid, variante Centaurus è più debole: lo dice l’Università di Sassari

Lo studio sulla variante Centaurus del Covid dell’Università di Sassari.

Chiunque di noi, pur da profano, ha ormai ben chiaro che le varianti del Covid non sono più una eccezione o un caso sporadico, ma bensì una certezza ricorrente. La più recente di queste è quella conosciuta con il nome di Centaurus, tecnicamente catalogata con il nome di sottovariante BA.2.75. e che, rispetto alla precedente, porta 9 ulteriori mutazioni nella sequenza del gene della proteina spike.

Centaurus è al centro di uno studio (“On the SARS-CoV-2 BA.2.75 variant: a genetic and structural point of view“), pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Medical Virology e che tratta, con una prospettiva genetica e strutturale, la capacità di espansione del nuovo ceppo.

Il gruppo di ricerca è composto dai ricercatori dell’Università di Sassari, il dottor Fabio Scarpa, la professoressa Daria Sanna ed il professor Pier Luigi Fiori del Dipartimento di Scienze Biomediche ed il professor Marco Casu del Dipartimento di Medicina Veterinaria, con i gruppi di ricerca del professor Massimo Ciccozzi dell’Unità di Statistica Medica ed Epidemiologia Molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, e del professor Stefano Pascarella del Dipartimento di Scienze Biochimiche della Sapienza Università di Roma.

Dai risultati emerge che Centaurus presenta una capacità di evolversi ed espandersi inferiore a quella della variante Omicron 5, che risulta essere ancora la variante dominate, e pare abbia raggiunto il picco di espansione mondiale nella popolazione umana nella seconda metà dello scorso giugno.

In sintesi, lo studio sottolinea che, alla luce dei dati attuali, questa variante non presenta preoccupanti caratteristiche compatibili con una che abbia elevate capacità di espansione. Tuttavia, i monitoraggi dovranno continuare perché “La ricerca non è conclusa – sottolinea il professor Pier Luigi Fiori – e i monitoraggi di Centaurus, così come di tutte le varianti di Sars-CoV-2, da parte della comunità scientifica mondiale dovranno essere costanti poiché questa variante potrebbe subire nuove mutazioni con ripercussioni sul suo potenziale di diffusione nella popolazione umana. I risultati del nostro studio hanno un valore predittivo poiché oltre a permettere per la prima volta l’identificazione del momento in cui Centaurus ha raggiunto il suo picco massimo di espansione nella seconda metà di giugno 2022, essi indicano inoltre che, allo stato attuale delle cose, nell’immediato futuro Centaurus non sarà in grado di espandersi ulteriormente. Infatti a partire dalle settimane successive al 23 Giugno 2022 la diffusione di Centaurus nella popolazione mondiale ha iniziato a rallentare.”

Il risultato della ricerca risponde ad una questione ancora aperta e di grande attualità sulle capacità di espansione di Centaurus nell’immediato futuro. Il dato potrà essere utilizzato per monitorare l’andamento epidemiologico di questa nuova variante. “Per questo studio continua il professor Fiori – sono stati analizzati tutti i genomi disponibili nella banca dati pubblica Gsaid, per la variante Centaurus e per il lignaggio principale della variante Omicron 5, al momento delle analisi che sono state condotte circa 20 giorni fa. 

In particolare, sono stati utilizzati 700 genomi virali che hanno richiesto circa 1.500 ore di calcolo computazionale per portare a termine le analisi genetiche. Tali analisi hanno consentito di datare temporalmente, con un elevato livello di definizione, le oscillazioni della variabilità genetica, e contemporaneamente del suo potenziale di espansione ed evoluzione, di Centaurus, individuando il periodo, intorno al 23 giugno, in cui questa variante ha raggiunto il picco massimo di espansione dando quindi inizio al periodo plateau nelle settimane successive”.

Questo, come è facile pensare, non è l’unico studio in corso sul Covid, tuttavia, in merito alla variante Centaurus, ne sono stati pubblicati pochissimi sino a questo momento e nessuno tocca aspetti riguardanti la sua evoluzione dal punto di vista genetico. “In questo contesto – conclude il professor Fiori – il nostro studio su Centaurus è il primo che fornisce una prospettiva genetica analizzando tutti i genomi disponibili e conducendo il primo studio evolutivo di natura filodinamica su questa variante”.

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