Dall’impegno nel carcere di Sassari alla revoca, Unida si racconta

L’ex garante dei detenuti dei Sassari racconta della sua revoca dall’incarico.

E’ ancora frastornato Antonello Unida, dopo la revoca del suo incarico da garante dei detenuti di Sassari. Così almeno si definisce lui, in un’intervista che ne riflette l’alternanza degli stati d’animo. Ci fa da cornice il palazzo della Provincia, imponente e imperscrutabile, quasi quanto il sindaco Nanni Campus che ha deciso la cacciata di Unida dopo averne, due anni fa, sponsorizzato l’elezione.

Ci sta”, ribatte lui, “Campus mi ha fatto e Campus mi ha disfatto. Non mi meraviglia”. Ma forse l’indispone il sospetto che il primo cittadino non ne abbia tollerato la visibilità mediatica, tra tv e radio nazionali, bagni nel mare gelido e respirazione orientale, fama accresciuta dalle dichiarazioni contro il green pass, quelle, discutibili, sul covid e aver raccontato dei ventimila euro spesi di tasca come garante senza mai ricevere rimborsi. “Quando ho contribuito”, si accalora “Jodo”, soprannome dovuto alla devozione per l’artista Alejandro Jodorowsky, “a distruggere l’ex sindaco Nicola Sanna con il mio impatto mediatico, la presenza del sottoscritto sui social andava bene, e ora non più?”

Sul leader civico s’addensa un sospetto. “Secondo me ha paura che io possa fare chissà che contro di lui. Ma non me ne frega nulla!” Fuori dai taccuini ci regala un aneddoto sull’incontro casuale, tra i due, ieri sera all’uscita di un ristorante specializzato in fainè. Per lealtà non lo trascriviamo, ci limitiamo a dire che, se per Antonello il rendez-vous risponde alle leggi dell’universo, per noi, più terra terra, è la conferma della nota frase di Flaiano: “La situazione in Italia è sempre tragica e mai seria”.

Sul voltafaccia dei 17 Civici che, in consiglio comunale, hanno votato contro di lui non infierisce: “E’ la politica”. Gli fa più male che si sia dimenticato il suo impegno a Bancali, soprattutto in pieno lockdown: “Se le sommosse, come in altre prigioni italiane, non sono partite e il virus non è entrato, è anche merito del garante. Ne sono testimoni gli agenti”. Sembrerebbe però che l’attuale direttore del carcere fosse d’accordo per la sua rimozione: “Perché do fastidio. Ho denunciato da subito le negatività della prigione, come, dopo una settimana dall’insediamento, gli estintori fuori norma in cucina. Feci le rimostranze del caso senza ricevere risposta, così denunciai su Facebook e in una settimana si era risolto tutto”.

Il potere salvifico o illuminante dei social Unida l’ha esercitato spesso: “In questo modo sono riuscito a dare voce agli ultimi”. Tra questi i detenuti della sesta sezione della casa circondariale di Bancali che hanno firmato nei giorni scorsi un foglio di protesta per il malfunzionamento in reclusione del sistema sanitario. Il primo firmatario, Francesco Ledda, dopo due mesi di sciopero della fame ha perso 18 chili. “Ora siamo sotto Natale e, proprio quando avrebbero bisogno di un supporto, il garante non c’è. L’empatia per loro della politica nazionale, regionale e locale, è sotto lo zero”. Mentre accusa passa accanto a noi una delle figure più importanti dell’amministrazione comunale. Nessun saluto. “Ormai sono un paria. Non mi fila più nessuno”. Il buonumore però non manca, anche se fa molto freddo: “Che aria croccante! Oggi niente bagno in mare. Domani sì però”.

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