La storia di Lucia, la prima Cameriera di Nostra Signora del Buoncammino

Lucia Toschi Pilo è stata premiata dall’amministrazione comunale per il suo impegno di Vestizione della Vergine.

Ottantacinque anni vissuti “nell’amore della Madonna”. Lucia Toschi Pilo, sassarese, è prima Cameriera di Nostra Signora del Buoncammino dal 1967, interprete del delicato compito di vestire il simulacro della madonnina dei Viandanti la domenica precedente la discesa dei Candelieri del 14 agosto.

Una tradizione antica, tutta femminile, in principio appannaggio delle nobildonne: “Il mio primo ricordo è di me bambina che andavo con mio padre al Villino Ricci dove la Madonna veniva prelevata dalla cappella interna per la processione”. Oggi il simulacro è custodito nella chiesa di Sant’Agostino, nella terza cappella a sinistra, quella del Gremio dei Viandanti, da dove la seconda domenica di agosto viene trasferito per essere preparata in una stanza dell’edificio sacro. Ma questo avviene dal 1960: “Per un periodo, quand’era morta la nobile Lucia Ricci– ricorda commuovendosi la signora Toschi Pilo – Nostra Signora era stata presa in custodia dalle Suore Poverelle di Bergamo in viale Dante. Da piccola andai a trovarla con papà Edoardo e la vedemmo per terra dietro una porta. Fu un dolore terribile”.

Una frase che più di mille altre racconta la devozione di Lucia, della sua famiglia, del Gremio ma anche di un’intera città che alla Vergine raccomanda le sue sorti da secoli, compresi gli ultimi due anni di pandemia: “Ci ha protetto anche stavolta, come sempre, perché non ci lascia mai”. Una fede incrollabile, coltivata dai primi anni di vita e di apprendistato da sarta prima di sposarsi con Antonio Sanna e avere sei figli: “Ma mia madre Gesuina ne ha avuti tredici” precisa richiamando i tempi duri del dopoguerra e della fame. Poi 55 anni fa suo fratello le chiede di occuparsi della Vestizione e lei accetta: “Gli ho detto però che non volevo stare da sola con tutto quell’oro della Madonnina e così venivo aiutata”. Molto vecchie e malridotte le stoffe da trattare, si parla di abiti spagnoli del 1600, tanto da farle esclamare: “Sembrava una poverella”. Col tempo però nuovi tessuti arricchiscono il corredo della Vergine mentre le cerimonie si susseguono e il rito non perde nulla della sua intensità fino alla consacrazione del 4 giugno 2017 quando, in occasione della Pentecoste, il simulacro è stato esposto in Vaticano, sull’altare papale a piazza San Pietro, richiesto da Papa Francesco. “Non sono potuta andare perché mio marito non stava bene ma rimane comunque un grande orgoglio per me e per tutti”.

Come premio del suo mezzo secolo di impegno l’amministrazione sassarese ha voluto donarle questa settimana una targa durante il Consiglio comunale: “Non me l’aspettavo perché io non ho mai ambito a nulla”. L’umiltà per Lucia, nata a Sant’Apollinare nel centro storico, traspare da ogni parola così come la sua fede: “Attenzione però – avverte – mi guardi le ginocchia. Non me le sono scorticate sui panchetti delle chiese. Non sono una bigotta”. Lo dice davanti alla teca dove è contenuta una madonnina realizzata da Siculella mezzo secolo fa e che accarezza sorridendo. E proprio a proposito di questa statuina, ci racconta un aneddoto: “Una volta ho fatto entrare a casa dei testimoni di Geova. Volevano convincermi del loro credo e a un certo punto ho detto loro: ‘Forse è meglio che parliate con la padrona di casa’. Vediamo che ne pensa. E li ho portati davanti alla Vergine”. Riferimento che ritorna anche ai saluti quando ci stringiamo la mano e lei non indossa la mascherina: “Non credo al covid. Solo alla Madonna”.

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