Lo scuolabus per Campanedda si ferma, l’autista scende a spingerlo

Lo scuolabus di Campanedda si ferma.

Lo scuolabus di Campanedda, borgata del sassarese, si aziona a spinte. Altro episodio, questo pomeriggio, di avviamento manuale per il mezzo che avrebbe dovuto trasportare verso casa i circa 15 allievi delle elementari. Alle 16.20 l’autista, in procinto di prelevare i bambini all’uscita dell’istituto, prova ad azionare il motore. La risposta è il silenzio, che continua a echeggiare a dispetto dei ripetuti tentativi di accensione.

Lo scuolabus si è fermato.

In questi frangenti, avrà pensato l’autista, se la tecnologia ti tradisce bisogna ricorrere ai rimedi più immediati. Magari coinvolgendo i clienti del bar nelle vicinanze che, infatti, accorrono concentrandosi sul retro dello scuolabus. I tre avventori spingono insieme a una signora mentre una quarta persona riprende gli sforzi per divulgarli sui social. Le prime pressioni portano alla messa in moto del mezzo che arriva davanti alla scuola di piazza Ruiu e poi si spegne di nuovo. Dopo un altro paio di minuti di spinte, lo scuolabus, sullo sfondo imperturbabile della parrocchia di Santa Maria a Torres, finalmente è in grado di ripartire.

A quanto riportano i testimoni l’incidente di questo pomeriggio non è isolato. In diverse occasioni il pullmino avrebbe abdicato alle sue funzioni piantandosi in loco. “Sembra che la batteria sia da cambiare”, rivela chi ha assistito alle defaillances della vettura. Il costo si aggira intorno ai 100 euro, non proprio una cifra proibitiva. E tra i commenti al video qualcuno propone di offrirli di persona: “Ci penso io”. Altri risalgono alle origini dello scuolabus, il 1987, spiegandone così, con l’età, il frequente malfunzionamento. Infine, c’è chi confida nell’intervento istituzionale, in particolare del Comune di Sassari che dovrebbe gestire il servizio e la cui presenza è assicurata dalla scritta presente proprio sul retro del mezzo. Ma se tutto dovesse fallire rimane l’esperienza tonificante di spingere lo scuolabus, una vecchia pratica che il XXI secolo, perlomeno nel sassarese, non ha ancora pensionato. 

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