Medici di Sassari in allarme: “Situazione grave. Rischiamo un nuovo lockdown”

La situazione contagi nel nord Sardegna.

La situazione sanitaria dovuta alla pandemia da COVID-19, sta assumendo ogni giorno di più caratteri di estrema gravità. “È più grave di quanto si creda – dice Nicola Addis, presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Sassari -. La classificazione in Zona Gialla della Sardegna può indurre a sottovalutare il problema sanitario”.

Una decisione di tipo politico per salvaguardare l’economia, assicura Addis. “Gli ospedali del Nord Sardegna, sono in una situazione di grave emergenza. Uno dopo l’altro i reparti di degenza vengono convertiti in reparti COVID e le Terapie intensive sono al limite. I dati epidemiologici registrano picchi verso l’alto giorno dopo giorno ed il personale lamenta situazioni difficilmente gestibili e seppur con grande sacrificio, non riesce più a svolgere con serenità il proprio lavoro”, prosegue il presidente dei medici. 

Con l’approssimarsi delle malattie stagionali, la preoccupazione è che il sistema non potrà reggere ancora per molto. “Vi è il rischio concreto che il sistema sanitario non solo non sia più in grado di farsi carico dei pazienti Covid, ma nemmeno di assicurare le cure ai cittadini colpiti da altre patologie, riuscendo con grande sforzo, a garantire solo le terapie salva-vita”, l’allarme di Addis. 

Pertanto, “se vogliamo evitare in extremis un nuovo lockdown totale, con tutte le drammatiche conseguenze economiche, sociali e psicologiche, è indispensabile l’impegno di tutti”. “Ognuno di noi, per limitare al massimo il rischio di contagio, a fronte di numeri in preoccupante crescita, deve assumere in prima persona comportamenti anche più restrittivi di quelli imposti da DPCM ed prdinanze varie. Facciamolo se non per noi stessi, per le persone a cui vogliamo bene”, assicura.

Poi c’è il tema del personale: “Occorre stabilizzare gli specializzandi degli ultimi due anni impiegati nell’assistenza, potenziare le Usca, in un momento in cui le persone in isolamento domiciliare sono oltre quattrocentomila. La gestione del territorio non può più essere affidata al singolo medico di famiglia”.

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