Autismo, parte dal Nord Sardegna il nuovo modello di terapia low cost

Il progetto “Autismo in ReTe – non lasciamoli soli”.

Una diagnosi tempestiva è fondamentale. Ma per trattare la sindrome autistica c’è da fare i conti con costi esorbitanti e la formazione talvolta inadeguata di personale e familiari.

Nasce così “Autismo in ReTe – non lasciamoli soli”, un modello di terapia rivoluzionario ideato e promosso dalla onlus “Rete per il sociale” diretta da Stefano Vicari, primario di neuropsichiatra infantile dell’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma e ordinario all’Università Cattolica. Un progetto che promette di abbattere i costi annuali pur migliorando la qualità dell’intervento, e che nelle prossime settimane prenderà il via nel nord dell’isola come modello per le regioni del Sud Italia, coinvolgendo l’Aou di Sassari e le Uonpia di Sassari e Olbia. Il tutto grazie al sostegno della Fondazione di Sardegna e di Enel Cuore, la onlus del Gruppo Enel impegnata al fianco di associazioni e operatori del terzo settore, per dare supporto a chi vive situazioni di fragilità attraverso un approccio responsabile e sostenibile.

Il metodo si fonda sostanzialmente su tre strategie: la formazione e il coinvolgimento attivo dei genitori all’interno delle terapie; quindi formazione degli insegnanti (dalla scuola materna alle superiori); e infine sessioni di specialisti con baby pazienti. La finalità è quella di identificare rapidamente i segni precoci e individuare tempestivamente un soggetto colpito da ASD, il Disturbo dello spettro autistico che, in Italia, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità colpisce un bambino ogni settantasette.

La Terapia mediata dai genitori, rappresenta il cuore del modello. Grazie a questa tecnica innovativa in grado di ridurre la gravità del disturbo, mamma e papà acquisiscono competenze per interagire con i figli in modo efficace, coadiuvati dagli specialisti che seguono i piccoli pazienti attraverso sedute settimanali.

In Sardegna al momento saranno coinvolte venticinque famiglie e sarà offerta formazione teorica a ottanta operatori scolastici, tra educatori ed insegnanti specializzati, quindi formazione teorica e pratica per quaranta operatori sanitari tra neuropsichiatri infantili, psicologi, psicoterapeuti, logopedisti e tecnici della riabilitazione psichiatrica. Tutti suddivisi tra i territori di Sassari e Olbia.

Il percorso porterà a un notevole abbattimento dei costi per le terapie, talvolta insostenibili per una famiglia media, per la quale i trattamenti comportamentali possono implicare un esborso medio di circa mille euro mensili.

La presentazione dell’iniziativa.

L’iniziativa è stata presentata il 23 settembre nell’aula Magna dell’Università di Sassari alla presenza del magnifico rettore Gavino Mariotti, del sindaco Gian Vittorio Campus, del professor Stefano Sotgiu e della dirigente medico Alessandra Carta, principali referenti del progetto per l’UOC di Neuropsichiatria infantile dell’AOU di Sassari, e del professor Stefano Vicari, promotore e responsabile scientifico di “ReTe per il Sociale onlus”. Sono inoltre intervenuti Salvatore Rubino, vicepresidente della Fondazione di Sardegna, e Antonio Spano, commissario tecnico dell’AOU di Sassari.

Nel corso della conferenza stampa moderata da Toni Murgia (coordinatore locale del progetto), Vicari ha spiegato che tra gli obiettivi principali del percorso c’è quello di estendere il modello in altre regioni d’Italia, in particolare al sud, e in Paesi dove i servizi di diagnosi e trattamento incontrano ancora degli ostacoli.

Come ha specificato la dottoressa Alessandra Carta, dirigente medico del reparto di Neuropsichiatria infantile dell’Aou di Sassari, l’esigenza di un progetto pilota in Sardegna è nata allo scopo di garantire in primis standard di formazione per il personale, appropriati e uniformi a quelli presenti nel resto d’Italia; quindi l’attivazione di trattamenti economicamente sostenibili; e la sensibilizzazione di insegnanti, personale sanitario e, perché no, della popolazione nel suo complesso, al fine di identificare in modo precoce i soggetti ad alto rischio di autismo. Parallelamente, grazie al sostegno della Conferenza episcopale italiana (Cei), e in collaborazione con la Congregazione Don Guanella, a Città del Messico è stato attivato un programma analogo della durata di tre anni.

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