Morte e incendio alla Gesam, i lavoratori: “Abbandonati, rischiamo il licenziamento”

Il 25 luglio, con la morte di un collega, è una data che ha segnato le vite dei lavoratori della Gesam di Sassari assieme a quella del successivo incendio. Una vicenda tutta da chiarire, dalla morte di Antonio Masia all’incendio, sulla quale sono in corso gli approfondimenti da parte della magistratura. A distanza di mesi la situazione sembra essersi cristallizzata e incombe il rischio di licenziamento. Nel frattempo i dipendenti protestano.

I lavoratori della Gesam

“L’unica cosa che ci rimproveriamo è che purtroppo non siamo potuti intervenire in suo soccorso dato che nessuno di noi ha visto o sentito niente – affermano i dipendenti -. Ciò era dovuto al tipo di organizzazione lavorativa a cui eravamo impegnati, ciascuno nella propria mansione e distanti l’uno dall’altro. Al contrario di ciò che pensa l’opinione pubblica. Il 6 agosto, dopo che la Squadra Mobile di Sassari ci ha requisito i telefoni cellulari, per via delle indagini, alle ore 14 circa abbiamo visto anni di sacrifici andare in fumo per via dello spaventoso incendio che ha interessato tutto il capannone dove svolgevamo il nostro lavoro. Da questo giorno è iniziato il nostro incubo“.

Il 10 agosto, stando al racconto dei dipendenti, la ditta si sarebbe mossa per metterli in cassa integrazione. “Siamo finiti nel dimenticatoio dato che non abbiamo visto accreditarci neanche un centesimo, né dalla ditta, né dall’Inps. Non pensavamo di ricevere un trattamento del genere. Ci sentiamo completamente abbandonati a noi stessi senza nessun tipo di informazione o aggiornamento sulle nostre condizioni future. Alcuni colleghi hanno provato a contattare i consulenti del lavoro. Hanno risposto di non essere autorizzati a dare informazioni ai dipendenti”, proseguono i lavoratori Gesam.

I lavoratori dell’ex discarica puntano il dito contro i vertici dell’azienda, lamentando come non vi sia mai stata una riunione. Dall’amministratore delegato al socio, non vi sarebbe stata nessuna spiegazione, nonostante le ripetute richieste. Alcuni dipendenti provengono dalla cooperativa sociale Europea Servizi 2010, riassorbiti dalla Gesam nel 2017.

Il rischio licenziamento

“Ci era stato promesso un compenso adeguato e una qualifica che rispettava il nostro lavoro, la nostra mansione e l’ambiente dove lavoravamo con tutti i rischi per la nostra salute come esposizione a sostanze chimiche e polveri sottili, invece i nostri sogni si sono infranti con la prima retribuzione e la prima busta paga in cui veniva applicato un contratto di ausiliari fiduciari, una paga oraria lorda di 6,24 euro ed un compenso forfettario di 150 euro lordi per tutte le ore di straordinario che avremmo dovuto fare nell’arco del mese. Senza questo compenso forfettario la nostra retribuzione mensile era di circa 950 euro con un contratto full time di 40 ore settimanali“.

Il contratto dei dipendenti Gesam, soggetto a varie scadenze con scadenze trimestrali e a volte annuali, secondo gli stessi avrebbe impedito di far sentire la loro voce. “Quando siamo passati al contratto a tempo indeterminato, alcuni di noi si sono iscritti ad un sindacato per far valere i nostri diritti ma nulla è servito dato che nessuna proposta era accettata e anzi hanno eliminato le ore di straordinario a chi si fosse iscritto al sindacato”.

La vicenda raggiunge il suo epilogo lo scorso 31 ottobre, quando i lavoratori hanno ricevuto su WhatsApp un messaggio nella quale sarebbe stato comunicato il licenziamento. “Anche questa volta nessuno ha avuto il coraggio di presentarsi e di guardarci negli occhi. Abbiamo scoperto una proroga della cassaintegrazione per altre 13 settimane che è ancora in istruttoria. Vogliamo che venga alla luce la sofferenza dei lavoratori che hanno dovuto subire per anni delle condizioni lavorative non adeguate e ora nel momento del bisogno ci hanno completamente abbandonato”.

Condividi l'articolo