Da Sassari ai confini dell’Ucraina e ritorno: “Mai visto niente di simile”

Il racconto di un volontario di Sassari partito ai confini dell’Ucraina.

Davanti al grido d’aiuto del popolo ucraino, la Sardegna non è rimasta a guardare. La solidarietà si è accesa anche con l’Anas Sardegna, l’associazione nazionale di azione sociale, che ha offerto aiuto materiale e morale a quanti, da ormai due settimane, soffrono l’attacco sferrato dalla Russia. Tra i volontari c’era anche il 38enne Cristian Salariu, di Sassari, che nei giorni scorsi ha avuto l’opportunità di poter essere d’aiuto ai profughi mettendo in campo le conoscenze insegnategli dai medici e infermieri, professionisti conosciuti sul campo.

Necessità di medicinali.

“Come rete Anas siamo presenti per la consegna di medicinali e beni di prima necessità, ma anche per il recupero dei profughi – ha esordito Salariu -. Nei giorni scorsi abbiamo messo in salvo 18 persone, tra donne e bambini, in una scuola abbandonata in Polonia. La situazione è drammatica, i profughi non si contano più. Si tratta perlopiù di donne e bambini, gli uomini stanno sul campo. Noi lavoriamo maggiormente sui confini polacchi, gli unici rimasti accessibili. Per entrare in Ucraina abbiamo accesso da essi e lì veniamo controllati dalle forze armate ucraine e lì scarichiamo il materiale. I profughi, invece, spesso li troviamo in Polonia. Gente che in gran parte gente che esce dal confine e sta lì”.

Le difficoltà della missione.

Il 38enne, che lavora a Cagliari con i Sardi Soccorso, era partito per la Polonia una settimana fa, giovedì scorso, con una delegazione Anas, presieduta da Claudio Cugusi e composta da 5 mezzi e 8 persone. La partenza era iniziata a bordo di una nave sulla tratta Cagliari-Livorno ed è proseguita per l’Europa fino alla Polonia. Oltre 1.000 chilometri e guida ininterrotta per oltre 24 ore. La missione umanitaria si è confrontata con i profughi, ma anche con le difficoltà. Non sono stati sporadici, infatti, i casi di persone che volevano rimanere nella loro terra costretti dalla presenza di fratelli sul campo o di madri che volevano restare nella propria patria.

L’esperienza tra i profughi.

“In 21 anni di servizio non ho mai visto niente di simile, è difficile raccontare cosa ho vissuto – riprende il volontario -. L’esperienza più forte è stata quella di arrivare alla frontiera. Vi erano tendopoli immense con bambini, donne e ammalati. Poi code di persone che si buttavano sui bus, impazienti di scappare dalla guerra. Di uomini ne ho visti pochi, questo perché preferiscono stare sul campo a combattere anziché scappare. Ad ogni modo i viveri e gli abiti ci sono, qualcosa si trova sempre. Molti però hanno bisogno di medicinali, perlopiù i diabetici. Servono altresì soluzioni fisiologiche, pomate per le ustioni, garze e bende per le medicazioni”.

Centinaia in attesa di andar via.

Sono oltre 500 le persone che hanno espresso all’Anas la volontà di andar via. Di questi almeno un centinaio, o forse di più, sono riusciti a prendere il pullman. La macchina della solidarietà, tuttavia, ha funzionato a dovere. Non fughe precipitose, ma partenze mirate, con i profughi che si sono potuti ricongiungere ai loro familiari evitando la diaspora. In questo frangente il vecchio Continente e soprattutto la Sardegna hanno dimostrato grande umanità e solidarietà.

I rapporti umani.

In una situazione tanto drammatica non è mancata la capacità di allacciare rapporti umani. “Li risentiremo, questo è sicuro. Una volta arrivati a Cagliari ci siamo promessi di non lasciarli soli. Glielo dobbiamo, perché la situazione è veramente terribile. Non si può concepire l’idea di bambini che stanno al freddo, con diversi gradi sotto zero. I loro occhi rimarranno per sempre traumatizzati dalla guerra, il ricordo di quanto sta avvenendo difficilmente potrà essere cancellato – continua Salariu -. Stiamo pensando a 2 viaggi settimanali, il nostro impegno non verrà meno”.

Il grande cuore dei sardi.

Il grande cuore e l’umanità dei sardi, da sempre, è stato un tratto distintivo del popolo isolano. Ai profughi sono stati proposti diversi contratti di lavoro, ma sono giunte anche numerose richieste di adozione che, almeno al momento, non sono possibili. Una sensibilità dimostrata anche dall’eccezionale macchina di protezione civile che, come ha dimostrato grande competenza. La nuova missione umanitaria, in partenza sabato, si avvarrà anche della preziosa collaborazione di un altro sassarese, Pierpaolo Pintus, vice presidente dell’Anas sanità.

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